Il caso di Panigai va in Cassazione
SPILIMBERGO. In ballo ci sono un milione di euro che, secondo la corte d’appello di Trieste, il Comune di Spilimbergo dovrebbe risarcire. Non resta altro che giocarsi l’ultima carta possibile: impugnare la sentenza davanti alla Corte di Cassazione.
E’ quanto ha deciso di fare l’esecutivo Francesconi che, nel corso dell’ultima riunione di giunta, ha dato il via libera alla nomina, a difesa del Comune, degli avvocati Fabio Padovani, con studio a Trieste, e Mario Nuzzo, con studio a Roma, affinché impugnino la sentenza della corte d’appello di Trieste davanti alla Cassazione e sbroglino la matassa di una disputa giudiziaria con una famiglia per un’opera di ricostruzione male eseguita, passata ormai alla storia della città del mosaico come la causa Tomè-di Panigai.
Una vicenda che prende le mosse dai primi anni Ottanta, quando avvenne la ristrutturazione degli edifici lesionati dal sisma del 1976. Tra questi uno stabile in via Vittorio Emanuele, di proprietà di Antonia Tomè di Panigai.
La Regione, che gestì tutta l’opera di ricostruzione in Friuli, delegò al Comune (allora sindaco Vincenzo Iberto Capalozza) l’incarico di seguire i lavori, affidati a una ditta privata.
Ma al momento di consegnare l’edificio la proprietaria rifiutò di ritirare le chiavi, considerando i lavori non eseguiti a dovere. Ebbe così inizio nel 1992 una causa contro il Comune, considerato responsabile del danno patrimoniale per non avere vigilato sui lavori. Il Comune affidò la difesa all’avvocato Luciano Callegaro.
Sia in primo grado sia in appello il Comune vinse la causa, ma nel 2009 la Cassazione annullò la decisione del tribunale di Trieste rimettendo tutto in discussione. Di anni ne sono passati, diverse amministrazioni comunali si sono succedute, e l’avvocato Callegaro di lì a poco è venuto a mancare.
La causa è rimasta in sospeso e il Comune per la sua difesa si è affidato al figlio Mattia Callegaro, pure lui avvocato. Nel frattempo è deceduta anche la signora di Panigai. Ma la causa resta in piedi.
Non soltanto. La sentenza emessa nel maggio dello scorso anno dalla corte d’appello di Trieste condannerebbe il Comune a risarcire gli eredi con una cifra pari a un milione di euro, una somma ingente che metterebbe in ginocchio il bilancio comunale.
E ormai in ginocchio è la stessa casa, visto che, in questi quasi quattro decenni, nessuno vi ha più messo un chiodo e il fabbricato si è andato progressivamente deteriorando.
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