Il caso di Resiutta: 29 profughi e 290 abitanti

È il comune che in percentuale ospita il numero maggiore di asilanti. Il sindaco: «Serve più equilibrio»

«C’è troppo squilibrio. Noi abbiamo già dato tanto. È ora che anche altre amministrazioni facciano la loro parte». A parlare è Francesco Nesich, sindaco di Resiutta, il comune con la più elevata incidenza di richiedenti asilo in provincia con 29 presenze su 290 residenti.

Fin dall’inizio della primavera araba, nel 2011, il piccolo territorio della val Resia ha accolto i migranti con punte massime durante l’estate anche di 40 richiedenti asilo. Oggi sono concentrati nell’hotel Fella e la gestione è a cura della Croce Rossa. «Nonostante i grandi numeri – spiega il sindaco – abbiamo sempre cercato di tenere un profilo basso. Qualche mal di pancia c’è stato, ma non abbiamo avuto momenti di tensione grazie all’educazione dei nostri cittadini».

«Sarebbe più semplice gestire la situazione con un riequilibrio delle quote – sottolinea –. Non possiamo pensare che questi ragazzi spariscano al loro arrivo”. Durante il giorno i rifugiati camminano per il paese o giocano a cricket nel campo sportivo. «La Regione ci ha dotato ora di fondi per l’integrazione – aggiunge Nesich – ed è nostra intenzione farli lavorare gratis per la comunità».

Una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare dall’adozione dello Sprar. Il sistema di protezione è utilizzato ufficialmente in dodici Comuni in regione ma a breve – come informa Fabio D’Andrea, referente dell’Anci per l’accoglienza dei migranti – partirà un bando gestito dall’Uti del Gemonese e della Val Canale che coinvolgerà oltre a Resiutta, anche Artegna, Trasaghis, Malborghetto e Pontebba per 52 migranti. «Così, secondo i criteri della clausola di salvaguardia firmata da ministero dell’Interno e Anci – afferma Nesich –, non supereremo le sei presenze e garantiremo una migliore integrazione”.

Ma ci sono altri Sprar che partiranno a breve in Friuli Venezia Giulia, come quello della Carnia, il più grande per vastità di territorio in tutta Italia, e nell’area aquileiese che metterà a disposizione 42 posti. Insomma, qualcosa sul fronte dell’accoglienza diffusa in provincia di Udine si sta muovendo. (da.vi.)

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