Il comandante “Alfa” agli studenti: non avrete nulla senza sacrifici

«Credete in voi stessi, abbiate fiducia e impegnatevi con tenacia e coraggio per raggiungere i vostri obiettivi e i vostri sogni, ricordando che senza sacrifici non si ottiene nulla: chi osa vince e i muri bisogna abbatterli, senza mai guardarsi indietro».
È questo il messaggio che il comandante Alfa, tra i fondatori del Gis (Gruppo d’intervento speciale dei carabinieri) ha voluto rivolgere ieri alla platea di giovani delle scuole medie dell’istituto Bertoni, durante l’incontro dedicato alla legalità nel quale ha presentato il suo libro “Cuore di rondine” il cui ricavato andrà a beneficio degli orfani dei carabinieri. Incalzato dalle domande dei ragazzi, l’ufficiale ha tenuto una speciale lezione per cercare di trasmettere valori alle giovani generazioni e come i sogni, se ci si crede davvero, possono avverarsi. «A 10 anni, io che sono cresciuto nel profondo Sud, invidiavo i figli dei mafiosi perché loro, nonostante i miei genitori non mi avessero mai fatto mancare nulla, avevano tutto – ha raccontato il comandante –. Se non avessi trovato la strada dell’Arma, avrei corso il rischio di diventare un delinquente, magari un giorno catturato dagli uomini del Gis». Una linea di demarcazione sottile quella che separa l’illegalità dalla legalità, dove la differenza la fanno i valori che sono stati trasmessi, dalla lealtà al senso di democrazia, dalla libertà al senso di giustizia e al perseguimento del bene comune. Dai momenti più toccanti – come la liberazione di Patrizia Tacchella – a quelli più divertenti (scalare il campanile di piazza San Marco senza sicurezze e poi sentirsi chiedere l’autografo per essere stati arrestati dalle Teste di cuoio) Alfa riavvolge il nastro d’una vita eccezionale, fatta di momenti indimenticabili, di coraggio, passione e adrenalina che scorrono nelle vene. Dalla fessura del mefisto, che sbuca dall’uniforme blu, i suoi occhi parlano “svelando” il volto d’un uomo speciale, coraggioso, tenace e pronto al sacrificio lasciando intravedere però le cicatrici delle difficoltà vissute. «Quando suona l’allarme per noi è una festa perché dopo mesi di preparazione entriamo in campo», ha osservato il carabiniere, ma l’altro lato della medaglia costringe a vivere nell’ombra, tenere un basso profilo, essere disposti a sacrificarsi per gli altri e stare lontano dalla moglie e dai figli.
«Questo è un corpo speciale, siamo una famiglia. È difficile – ha proseguito Alfa – entrare e più facile uscire: richiede, oltre alle caratteristiche fisiche, anche un certo carattere dove contano la lealtà e l’onestà di saper abbandonare il gruppo se si perde di vista l’obiettivo, o si mette in pericolo la squadra». Prontezza, determinazione, addestramento e sacrificio, requisiti necessari per entrare nel gruppo speciale e per tagliare i traguardi della vita. «Mi riempie d’orgoglio parlare ai ragazzi: nel nostro piccolo noi del Gis siamo esempio vivente del sacrificio di squadra e della fermezza nel raggiungere l’obiettivo: spero in mezzo a voi ci siano tanti comandanti Alfa e che si recuperi quel senso di patriottismo che stiamo perdendo».
Una luce, uno stimolo a «pensare oltre il sè in chiave di un bene comune», lo ha definito don Pasquale, direttore della scuola. La legalità è uno dei punti fermi del nostro programma educativo e prevede una crescita totale dei ragazzi – ha aggiunto –. Trasparenza, coerenza, sincerità e capacità di relazionarsi per fare gruppo e comunità. I ragazzi oggi hanno bisogno d’essere “provocati” e stimolati a tirare fuori quanto hanno dentro e l’esempio di Alfa rappresenta un modello per fuggire dall’individualismo e abbracciare un’idea più solidale».
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