Il compagno abusò di sua figlia: condannati “l’orco” e la madre

GORIZIA. Un cinquantenne residente nell’hinterland goriziano è stato condannato a 6 anni e 4 mesi per violenza sessuale nei confronti della figlia minorenne della convivente.
A quest’ultima il Tribunale ha inflitto la stessa, pesante pena, per omessa vigilanza. A carico dell’uomo anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e altre pene accessorie.
La sentenza è stata emessa dal collegio giudicante, presieduto dalla dottoressa Bonasia, al termine di una lunga serie di udienze. Omettiamo di riportare le generalità dei condannati poiché attraverso i loro nomi si risalirebbe alla “vittima” degli abusi. Il pubblico ministero Ilaria Viozzi aveva chiesto una pena di 6 anni e 6 mesi per l’uomo e 6 anni per la donna. Nelle loro arringhe i difensori dei due imputati, Paolo Marchiori (che ha parlato per ben tre ore) e Marzia Como ne avevano chiesto il proscioglimento, puntando soprattutto sulla vaghezza delle accuse e delle circostanze riferite.
La vittima degli abusi, che ha ora 17 anni, si era costituita parte civile insieme al padre, per il tramite dell’avvocato Fabio Russiani, chiedendo un risarcimento dei danni.
Il Tribunale ha deciso che saranno liquidati in sede civile concedendo una provvisionale di 5.000 euro.
A dare il via alle indagini, che avevano poi portato al rinvio a giudizio del “patrigno” e della madre, era stata una denuncia che il padre naturale della ragazza aveva sporto alla Procura nel 2013.
La fanciulla (che, dopo la separazione dei genitori, era rimasta a vivere con la mamma) si era confidata con il padre e con una donna conosciuta occasionalmente durante un viaggio. Una sera quest’ultima aveva parlato di abusi da lei subìti in passato, e dalle sue parole la ragazza, allora 14enne, avrebbe trovato la forza di rivelare quanto tenuto segreto per tanto tempo.
Esattamente dal 2010 quando, secondo quanto ha affermato la minore, il compagno della mamma aveva cominciato a insidiarla a più riprese con baci e carezze anche intime. Non si sarebbe trattato, in altre parole, di un episodio sporadico ma di molestie continue.
Ora la giovane vive con il padre in un comune della provincia di Udine. Nel corso del processo numerosi sono stati i testimoni chiamati a deporre sia per l’accusa che per la difesa. Dopo la requisitoria del pm, le arringhe dei difensori e le richieste di parte civile, nel pomeriggio di ieri è stata la volta delle repliche, quindi il collegio giudicante si è ritirato in Camera di consiglio, durata un paio d'ore.
L'avvocato Marchiori ha preannunciato appello una volta letto il dispositivo della sentenza "che non voglio per ora commentare - ha detto -. Mi limito a osservare che il Tribunale non ha ritenuto di dover ascoltare testi per noi fondamentali quali la nonna materna e il figlio dell’imputato, oltre al consulente di parte che è uno dei massimi esperti in neuropsicologia».
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