Il Comune di Pordenone abbandona il Deposito Giordani
PORDENONE. L’estate scorsa si raccolsero più di mille firme per salvarlo. A un anno di distanza, la sua fine sembra segnata. Non la chiusura, si intende, ma l’uscita di scena del Comune sì, perché «non siamo più in grado di sostenerne i costi».
Il Deposito Giordani, casa della musica e dei giovani, è nuovamente al bivio, è davanti a una nuova e radicale trasformazione. E non perché la sua funzione sia venuta meno, ma perché, se al settore cultura il bilancio comunale ha chiesto una dieta che ammonta addirittura a 1,3 milioni di euro, tutte le spese vanno riviste, ponderate. La proroga che il Comune aveva dato era di sei mesi ed è scaduta ad aprile. Ora la gestione prosegue (il contratto d’affitto non è stato disdetto) senza oneri aggiuntivi per l’ente locale.
A riportare l’attenzione sul tema l’altra sera in consiglio comunale è stato Gregorio Martino (Pd), che nell’incalzare l’amministrazione sull’utilità di rimettere in circolo le sedi sfitte dalle quali è possibile generare un’entrata per il Comune, ha anche rilanciato: «Perché non accorpare le attività del Deposito con altre legate alla musica a villa Cattaneo?». L’intervento non prevedeva una risposta da parte della giunta, ma altre sollecitazioni sono seguite sullo stesso tema. «Cosa si intende fare del Deposito?», ha chiesto Riccardo Piccinato (Lega Nord), mentre Gianni Zanolin, nel suo intervento si è riferito alla necessità di innovare la città attraverso il coinvolgimento diretto dei giovani.
Claudio Cattaruzza in quella sede non si è addentrato in ragionamenti, ma come è sua abitudine non si sottrae alle domande. «L’impegno sul Deposito va ripensato – ha detto –. Il Comune non è in grado di affrontare gli oneri che ha sostenuto in passato per cui, anche se ci dispiace, quell’impegno non sarà più possibile. Stiamo però portando avanti un progetto complessivo sulle politiche giovanili, non soltanto sulla musica, che interesserà villa Cattaneo».
I lavori finanziati dalla Regione, infatti, sono ormai in fase di ultimazione. Cattaruzza non si sbilancia, ma il “disimpegno” del Comune sul Deposito non si tradurrà in una chiusura della struttura. La cooperativa che gestisce con successo lo spazio potrebbe, per esempio, rilevare l’immobile di proprietà dell’Atap. Il Comune potrebbe fare da intermediario in una trattativa che potrebbe coinvolgere anche altri soggetti.
Quello che è certo è che l’amministrazione spendeva 48 mila euro l’anno per l’affitto del Deposito – una partita di giro, si è sempre detto, per il fatto che l’ente è socio di Atap, ma agli effetti del bilancio non è così – e altri 96 mila euro per la gestione. Fondi che a molti possono sembrare poca cosa rispetto a ciò che il Deposito ha costruito negli anni (senza contare che tra il 2008 e il 2011 ha attratto 300 mila euro di fondi regionali), ma che sono divenuti oggi una spesa troppo costosa da sostenere per l’ente.
L’ultima carta l’amministrazione l’aveva giocata partecipando a un bando regionale che aveva fruttato 35 mila euro (buona parte delle spese d’affitto), ma che è rimasto una tantum. A questo punto si tratta di trovare una soluzione progettuale, oltre che economica, per consentire al Deposito di continuare a vivere con le proprie gambe e al Comune di riuscire a generare politiche giovanili nonostante i pochi fondi a disposizione.
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