Il Consiglio di Stato: la scritta Dacia Arena va tolta dallo stadio. E il suo nome è Friuli

Anche l’ultimo ricorso dell’Udinese per tentare di salvare le mega-insegne con la scritta Dacia Arena sistemate all’esterno dello stadio Friuli è stato respinto. Per la giustizia amministrativa insomma non ci sono dubbi: quelle insegne vanno rimosse. Anzi, a onor del vero, l’Udinese non avrebbe mai potuto nemmeno installarle.
E invece sono ancora lì. Nonostante le sentenze del Tar, del Consiglio di Stato e pure del tribunale abbiano dato ragione al Comune che aveva negato l’autorizzazione alla società bianconera nel marzo 2016. Ma quella volta le insegne erano già state sistemate sulle curve del Friuli diventando anche un caso politico non soltanto «perché prima l’Udinese ha installato le insegne e poi ha chiesto l’autorizzazione», ma anche perché la convenzione per la cessione del diritto di superficie non consente di modificare la denominazione stadio Friuli.
L’Udinese continua però a ritenere che quelle insegne non siano una forma di pubblicità, ma una sorta di brandizzazione sull’esempio di quanto fatto in Germania dal Bayern Monaco con l’Allianz. I giudici però non la pensano allo stesso modo. Il Consiglio di Stato ha giudicato innammissibile il ricorso per la revocazione della precedente sentenza del medesimo organo giudicante confermando quanto già stabilito dal Tar e cioè che le insegne «non erano qualificabili quali insegne di esercizio, eccedevano il limite fissato dal Codice della strada, erano state collocate prima ancora che il Comune decidesse sulla richiesta di autorizzazione ed erano pertanto abusive, senza che l’abuso potesse essere sanato». Non soltanto, nella sentenza depositata nei giorni scorsi i collegio presieduto da Giuseppe Severini confuta anche la tesi della cosiddetta brandizzazione (o, meglio, sponsorizzazione dello stadio) anche perché, «qualora la tesi sostenuta dall’Udinese avesse dovuto portare a una modificazione del nome dello stadio, si sarebbe posta in contrasto con l’atto di concessione del diritto di superficie e in particolare con l’obbligo assunto dalla concessionaria di non modificare la denominazione (stadio Friuli) dell’impianto sportivo». Una vittoria su tutta la linea quindi per l’avvocato Giangiacomo Martinuzzi che assieme alla collega Claudia Micelli ha rappresentato il Comune.
Sul fronte civile però la battaglia resta aperta anche se il tribunale di Udine ha già respinto il ricorso dell’Udinese. «Quel che conta – ha scritto il giudice Sergio Carnimeo – è che ci si trova di fronte a un segno con efficacia comunicativa chiaramente visibile dagli utenti della strada pubblica, posizionato a fini, direttamente o indirettamente, pubblicitari». Motivo per cui le scritte devono rispettare quanto stabilito dal Codice della strada. E il Codice della strada parla chiaro: per i cartelli pubblicitari stabilisce un limite di 6 metri quadrati, mentre con i suoi 24 metri di larghezza e i 2,71 metri di altezza la scritta supera anche la soglia dei 50 metri quadrati imposta per le insegne d’esercizio. L’Udinese però non intende arrendersi. «La sentenza del tribunale di Udine – aveva infatti precisato il direttore amministrativo, Alberto Rigotto – sancisce chiaramente il diritto di Udinese calcio a utilizzare la denominazione commerciale “Dacia Arena” per lo stadio». —
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