Il direttore della Coldiretti Fvg: la siccità è il risultato dello stravolgimento ambientale e della mancanza di prospettive

Alessandra Beltrame

«L’acqua è essenziale per mantenere in vita l’agricoltura. La drammatica siccità che stiamo vivendo è il risultato degli stravolgimenti climatici ma anche della mancanza di programmazione. Sono a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare».

Esordisce così Cesare Magalini, direttore di Coldiretti Friuli Venezia Giulia. Al centro del suo ragionamento c’è l’attuale, grave crisi idrica. «Sono passati cinque anni dalla presentazione del progetto di Coldiretti per la realizzazione dei bacini di accumulo, che avrebbero garantito acqua a famiglie e imprese e prodotto energia pulita.

Una rete di invasi per catturare l’acqua quando cade e distribuirla quando non c’è deve essere una priorità per il Paese. Il tempo perso ci è costato più di sette miliardi di euro. Raccogliamo solo l’11 per cento dell’acqua piovana, dobbiamo arrivare al 50!»

I soci Coldiretti Fvg, che sono 13.500 suddivisi in 135 sezioni e 215 comuni, si sono attivati. «Gli agricoltori stanno promuovendo l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti.

Con Anbi (Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari), i consorzi di bonifica e la Regione Fvg abbiamo iniziato un percorso. Quella italiana è l’agricoltura più sostenibile a livello mondiale. Dobbiamo fare il modo che lo sia ancora di più e che possa essere tramandata ai giovani riconoscendogli il giusto valore.

La prossima legge di bilancio dovrà sostenere il ruolo dell’agroalimentare nazionale, che rappresenta il 25% del Pil, prima ricchezza del Paese, occupando 4 milioni di persone. Serve un unico punto di riferimento istituzionale: il Ministero dell’agroalimentare».

Poi c’è il Pnrr. «Un’occasione irripetibile. Dopo la pubblicazione del bando per il sostegno ai contratti di filiera serve accelerare sul fotovoltaico, per installare pannelli sui tetti di circa 20mila stalle e cascine. Il bando sulla logistica è fondamentale per agire sui ritardi strutturali dell’Italia».

Magalini pone molta attenzione alle future scelte del’Unione Europea. «Una scommessa è la nuova Pac, la Politica agricola comune della Ue. La sfida è far tornare gli agricoltori protagonisti della ricerca senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali e difendere e valorizzare il patrimonio di biodiversità agraria nazionale di cui L’Italia vanta il primato europeo: 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 francesi, 533 varietà di olive contro le 70 spagnole, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti, la leadership nel biologico con 72 mila operatori».

Un no netto va al Nutriscore, il sistema di etichettatura dei cibi “a semaforo” che alcuni Paesi stanno applicando in base ai contenuti in grassi, zuccheri o sale. «Sistemi fuorvianti, discriminatori e incompleti. Serve al contrario l’obbligo di indicare l’origine in etichetta su tutti gli alimenti per garantire massima trasparenza ai consumatori».

La guerra in Ucraina ha mostrato che il cibo è strategico e che la sovranità alimentare è un obiettivo. «Per fare questo dobbiamo contrastare le pratiche sleali affinché i prezzi non vadano sotto i costi di produzione. La sfida è fare rete e per questo abbiamo costituito “Filiera Italia” che unisce agricoltura, industria e grande distribuzione.

Molte aziende agricole vivono esportando i prodotti all’estero. I 50 miliardi di export sono un risultato importante, ma i 100 miliardi di italian sounding (i cibi con nomi italiani che però non lo sono) dimostrano che c’è ampio margine di miglioramento.

Infine, una stoccata ai cosiddetti “nuovi cibi”, prodotti che sostituiscono la carne e i derivati. «Sono una minaccia letale per l’agricoltura italiana e la salute dei consumatori. Dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche, è cibo sintetico. Un attacco alle stalle italiane portato dalle multinazionali del cibo».

Per l’innovazione, Magalini chiede invece all’Europa «il via libera alla ricerca in campo di new breeding techniques, da distinguere dagli Ogm transgenici, e delle politiche di sostenibilità come il ricorso ai biocarburanti e alla bioeconomia circolare».

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