Il Dream village perde un altro pezzo

Ieri i titolari della Cds, società titolare dell’area fitness, hanno depositato in tribunale l’istanza di autofallimento
Un altro pezzo del Dream village se ne va. Il fallimento della Cds, la società titolare delle palestre e dell’area fitness, sarà dichiarato dal tribunale nei prossimi giorni. Ieri i responsabili dell’azienda hanno depositato istanza di autofallimento, come era nell’aria già da alcune settimane. L’ipotesi di affidare a una cooperativa di dipendenti il prosieguo dell’attività ed evitare così il declino del centro è risultata impraticabile. Troppe le risorse necessarie per mandare avanti la struttura. Dopo la piscina e il ristorante (che facevano capo alla Piesse srl), chiude i battenti la palestra del Dream Village, il complesso sportivo situato in viale del Benessere a Cordenons. Ieri la proprietà (la società Cds, che ha come amministratore unico Pietro Rigo) ha presentato istanza di fallimento in tribunale. Quest’ultimo, come conferma il giudice Francesco Petrucco Toffolo, darà atto alla procedura nel giro di pochi giorni e l’iter dei due fallimenti si intreccerà. Le procedure non saranno riunite, ma la via della salvezza può essere unica: trovare un investitore che voglia rilevare entrambe le società o che sia interessato alla proprietà immobiliare nel suo complesso. Durante l’estate si sono profilate alcune ipotesi – quella di un’azienda veneta che opera nel settore del fitness e quella di investitori russi che dispongono di grandi capitali –, ma a oggi i contatti non avrebbero portato a proposte concrete, tali da fare sperare in una seconda vita per il Dream Village. Con il fallimento della Piesse, a luglio, il centro ha perso una prima gamba. La seconda era il centro fitness che, dopo avere tentato di assorbire anche l’utenza delle piscine (aprendo il percorso della sauna e la piccola piscina interna anche la domenica), ad agosto ha interrotto l’attività. L’intenzione era quella di riaprire a settembre con l’impegno della polisportiva Projet team che già operava all’interno della palestra e che voleva subentrare alla Cds attraverso affitto d’azienda. Questo doveva essere un tentativo di tamponare l’emergenza ed evitare il fallimento. Ma i costi della gestione – si parla di diverse decine di migliaia di euro il mese – avrebbero infranto anche l’ultima speranza. Dopo la dichiarazione di fallimento si procederà con il calcolo dello stato passivo. Accanto al destino di Piesse e Cds, resta in sospeso anche la situazione della società Pierre, proprietaria di alcuni terreni limitrofi al complesso sportivo di viale del Benessere. Terreni sui quali pesano ipoteche. Il giudice fallimentare ha avviato un’esecuzione immobiliare disponendo perizie sui terreni per stimarne il valore. Se il fallimento della Piesse non ha comportato problemi di occupazione, quello della Cds potrebbe portare al licenziamento dei dipendenti rimasti, anche se gran parte dei lavoratori avrebbe già lasciato il proprio posto. Resta invece il rischio concreto di perdere un valore che va al di là dei posti di lavoro e degli immobili, il valore di una struttura che rappresentava un centro unico in regione per il fitness e il tempo libero. Un centro che in caso di chiusura prolungata difficilmente riuscirebbe a decollare nuovamente.

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