Il Far East accende i riflettori sui film coreani, ecco la prima regia di Cho Eun-ji: «Che difficoltà all’inizio sul set»

“Perhaps Love” è una delle tre opere del paese asiatico in concorso al Feff 

Elisa Pellegrino
Una scena del film “Perhaps Love” di Cho Eun-ji
Una scena del film “Perhaps Love” di Cho Eun-ji

UDINE. Il cinema coreano, oggi popolare in tutto il mondo, è in grado di esplorare i sentimenti con una grazia ormai riconoscibile e sottile. Specie nella messa in scena della connessioni fra le persone, dell’interiorità.

Sono proprio le relazioni, infatti, al centro di tre film giunti al Far East Film Festival da questo paese: Fanatic di Oh Seyeon, Perhaps Love di Cho Eun-ji e The Apartment with Two Women. E si tratta anche di tre opere realizzate da uno sguardo femminile, in cui spesso le registe sono anche autrici.

È il caso per esempio di Oh Seyeon, che porta sullo schermo proprio una storia nata dal suo vissuto personale. In Fanatic, black comedy e documentario, raccoglie le testimonianze di chi come lei ha idolatrato un divo fino a quando l’ha visto crollare, distruggersi, perfino finire in prigione. Amore spasmodico che diventa quindi odio, vergogna, perfino lutto.

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Il suo progetto, all’inizio alimentato soltanto dalla rabbia, si è rivelato poi una sorta di comica ed utile terapia di gruppo, in cui la conoscenza delle esperienze di altri fan ha portato in lei maggiore consapevolezza. Tanto che, parlandone, ha affermato con convinzione: «D’ora in poi non credo che per me sarà più possibile diventare ossessionata da una celebrità».

Restando all’interno dei toni della commedia, ma in chiave più romantica, troviamo Perhaps Love di Cho Eun-ji. La regista, con alle spalle una grande carriera da attrice, per il suo primo lungometraggio ha scelto un intreccio popolato da personalità variegate con cui mettere in luce le debolezze umane. Raccontando il lavoro dietro le quinte, ha espresso la sua difficoltà nel comunicare inizialmente con il cast: «Sapendo cosa si prova dall’altra parte, vedevo quando gli attori cercavano di aprirsi ma non ci riuscivano del tutto».

Di tutt’altra natura, invece, il film di Kim Se-in: The Apartment with two women. Si parla di un rapporto complicato tra madre e figlia, di un astio espresso con modalità differenti ma vorace da entrambe le parti.

Per dare forma alla figura della madre, la regista si è ispirata ai discorsi che aveva ascoltato fin da piccola alle terme, mentre per creare l’intensità del legame si è soffermata sui dettagli: «Volevo mostrare bene l’appartamento, come se fosse il terzo personaggio della storia».

Il risultato è un’opera claustrofobica, potente, dove i contrasti si scontrano.

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