Il Friuli scende in campo e diventa una fabbrica che sforna mascherine

UDINE. È bastato lanciare un appello per ritrovarsi davanti a un telefono ribollente di chiamate in ingresso, effettuate da decine di persone desiderose di cucire mascherine.
Quello squillo, ripetuto e insistente, ha colto a dir poco di sorpresa il presidente dello Scriptorium Foroiuliense, Roberto Giurano, che giorni fa, guardandosi le mani inoperose, ha deciso di imprestare la propria abilità con penna e calamaio all’emergenza da Covid-19.
Si è messo così a imbastire gli orli di una prima mascherina, quindi di una seconda, trasformando il tentativo nel prodotto che oggi tutti gli italiani vorrebbero ma non trovano. A lui si sono aggiunte decine di persone. L’appello lanciato dalle colonne del Messaggero Veneto ha prodotto infatti una catena di solidarietà che si va allungando con il passare delle ore.
«Mi chiamano dai quattro angoli del Friuli, persone che vogliono collaborare, rendersi utili. È una cosa commovente» dice entusiasta Giurano che si è ritrovato dall’oggi al domani a gestire una piccola impresa diffusa sul territorio, nelle case dei volontari trasformate in micro sartorie.
Ragazze, signore più in là con l’età, assessori. Ad aver alzato la mano con entusiasmo sono tante persone diverse. Come l’impiegata Romina Cimenti, neomamma che ha deciso di mettere a disposizione il suo (poco) tempo libero. «In questi giorni, alla mattina lavoro da casa in smart working e il pomeriggio cucio mascherine. Ne ho già fatte 200, grazie al piccolo che è bravo e a mio marito Davide che mi dà una mano. Fare la propria parte in questo momento di difficoltà rende più lieve la situazione».
È scesa in campo anche l’associazione sandanielese “Arte e Ricamo” animata da cinque signore che ago e filo li utilizzano con destrezza, quantomai utile alla causa delle mascherine. E poi c’è Rebecca Persello: anche lei mamma, la sua meraviglia ha appena un anno, e abilissima alla macchina da cucire, tanto che qualche anno fa ha deciso di investire su se stessa ed ha aperto l’azienda Cucicreando.
«L’epidemia ha di molto ridotto il lavoro – racconta – e così ho deciso di mettermi a disposizione e dare il mio contributo». Grazie a tutte queste mani il numero delle mascherine targate Scriptorium continua a lievitare. «Contiamo di arrivare a realizzarne qualche migliaio entro l’inizio della prossima settimana – fa sapere Giurano – e di consegnarle ai sindaci di Ragogna e San Daniele, che per primi ci hanno sostenuto in questa impresa, di destinarle a chi più ne ha bisogno».
L’iniziativa ha fatto il giro del Friuli e oltre a spingere diverse persone a offrirsi di collaborare cucendo le mascherine ha attirato anche sponsor e aiuti di vario genere. Da Primacassa, che ha donato mille euro allo Scriptorium così che possa acquistare nuova carta, a Colombino e Polano, azienda di Ragogna che ha mandato all’associazione un nuovo schema, più semplice, per realizzare la mascherina.
Per farne una ci vogliono tre fogli di carta, per il momento viene utilizzata quella alimentare prodotta dalla cartiera di Cordenons, oltre a un elastico e due minuti di lavoro per cucire tutto insieme. Giurano assicura: «Non ci vogliono particolari capacità tecniche».
Insomma, non serve essere sarte provette, basta destreggiarsi con ago e filo. Tanto a dire che se ancora ci fosse qualcuno disposto a salire a bordo, il posto c’è. Non ci hanno pensato due volte gli assessori del Comune di San Daniele, Roberta Gerussi e Daniela Cominotto, che oltre a garantire supporto logistico all’impresa, si sono subito offerte come volontarie.
«In questo momento difficile – afferma Gerussi – è importante che ci mettiamo a disposizione della comunità». Specie di quella più attiva. Come lo Scriptorium, con cui «collaborare è sempre un piacere – afferma dal canto suo Cominotto –, tanto più in un frangente di emergenza come quello che ci ritroviamo a vivere». Parole identiche a quelle dei tanti volontari al lavoro.
Come identici sono i gesti del tagliare e cucire. Segni di una vicinanza ideale di cui tutti, in queste ore di isolamento doloroso ma necessario, sembrano avere un crescente bisogno. —
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