Il Friuli verso la zona arancione? Peggiorano i parametri del monitoraggio settimanale, rischiano anche Trieste e Pordenone

UDINE. L’analisi interessa poco, ormai, le ex Province di Udine e Gorizia che in ogni caso, da sabato, 6 marzo, entreranno per almeno due settimane in zona arancione, come da disposizioni della Regione, ma diventa centrale per Pordenone e Trieste che, invece, sono in bilico tra la permanenza in giallo per altri sette giorni e l’ingresso in fascia arancione, trascinati dall’andamento pandemico di tutta la regione.
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La bozza di monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, infatti, dice che a fronte di parametri in deciso peggioramento rispetto alla rilevazione precedente, l’indice Rt della regione è ancora sotto quota 1, esattamente a 0.92 di media con il dato inferiore a 0.87.
Questo significa, in altre parole, che, appunto, soltanto nel caso in cui nel monitoraggio ufficiale il Friuli Venezia Giulia venisse considerata a rischio alto – e non moderato –, l’intera regione passerebbe in arancione. «I dati del report 42 dell’Istituto superiore di sanità per il #Fvg – ha twittato nella mattinata l’assessore Riccardo Riccardi – confermano ciò che diciamo da tempo. È necessario rivedere il sistema di valutazione».
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Alcuni parametri in peggioramento, in fondo, li aveva già anticipati Massimiliano Fedriga mercoledì e parliamo, ad esempio, della percentuale di tamponi positivi escludendo il retesting salito dal 7% al 13,1%. Il dato nel setting territoriale, inoltre, è passato dal 7,9% al 14,1%, quasi raddoppiando, e in leggera crescita sono risultati anche i positivi in ospedale che hanno raggiunto quota 7,1% dal precedente 5,5%.
E se resta decisamente alta la capacità di contact tracing del Friuli Venezia Giulia – pari al 98.3% –, così come è ormai molto rapido il tempo tra data di inizio sintomi e isolamento – sceso ad appena un giorno –, il numero dei nuovi positivi comunicati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni è balzato in avanti del 57% (la scorsa settimana era invece calato del 10,9%) con un totale di 2 mila 849 casi contro i precedenti mille 815.
Detto dell’Rt, in crescita da 0.83 a 0.92, il numero dei casi riportati alla sorveglianza integrata ha fatto segnare un +17% contro il -4,6% del monitoraggio precedente, con un parallelo aumento dei focolai attivi (sono 766, erano 707), dei nuovi cluster locali (saliti a quota 369 da 246) e pure dei casi settimanali di infezione (passati da 859 a mille 19).
In controtendenza dopo settimane di pur lenta discesa, infine, anche il tasso di occupazione delle Terapie intensive salito di due punti percentuali (dal 33% al 35%), esattamente come quello dei malati Covid ricoverati nei reparti di area medica (dal 28% al 30%).
La prima è un Rt, preso a riferimento nel suo valore inferiore, che superi la soglia di 1 e non è il caso del Friuli Venezia Giulia. Il secondo, invece, è figlio del combinato tra l’Rt inferiore a 1 e la valutazione complessiva del rischio di un determinato territorio.
Nel caso in cui venga giudicato ad alto rischio di progressione – e non moderato come accaduto per il Friuli Venezia Giulia nelle ultime settimane – scatta l’ingresso in fascia arancione. E nel mirino dei tecnici romani ci saranno essenzialmente il tasso di occupazione delle Terapie intensive – peraltro da mesi sopra la soglia del 30% – e soprattutto l’aumento dei contagi e dei focolai regionali. Trend, questi, che potrebbero costare l’addio alla zona gialla e l’ingresso in arancione anche per Pordenone e Trieste per quanto non da sabato, ma da lunedì quando, nel caso, tutta la regione sarebbe assoggettata alle medesime restrizioni nazionali.
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