Il G7 dell’università si riunirà a Udine

UDINE. L’Italia organizza il G7 a Taormina e l’ateneo friulano il G7 dell’università a Udine. Può sembrare un gioco di parole ma non lo è perché il rettore, Alberto Felice De Toni, d’intesa con la Crui (Conferenza dei rettori) ha ottenuto dal ministro Stefania Giannini, l’autorizzazione a organizzare, nell’ambito di Conoscenza in festa, il festival della conoscenza giunto alla terza edizione, il G7 dell’università.
Nel capoluogo friulano, quindi, il 29 e il 30 giugno, professori di tutto il mondo ragioneranno sulla formazione universitaria in relazione alla sostenibilità, alla cittadinanza globale e allo sviluppo culturale, sociale ed economico del pianeta.
«In sintesi - ha spiegato, ieri, il magnifico rettore, nel corso della cerimonia d’apertura dell’anno accademico - decideranno cosa possono e devono fare le università di tutti i Paesi per uno sviluppo sostenibile e per una cittadinanza globale a favore di ogni area del mondo». De Toni pensa talmente in grande da dimenticare di citare lo storico sorpasso di Udine su Trieste in termini di iscritti.
Ma torniamo al G7. L’iniziativa proposta dall’università di Udine per diventare più attrattiva. Il progetto elaborato in partnership con la Crui e la Varkey foundation, è stato finanziato dal Miur con 320 mila euro. «Sarà una grande occasione per confrontarsi con docenti e studenti di Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Giappone e Italia», ha aggiunto il rettore definendo l’evento «un’occasione storica, forse impensabile quando nacque, che, a 40 anni dal sisma, pone il Friuli al centro di un confronto internazionale».
Sarà un’occasione per festeggiare al meglio il quarantesimo compleanno perché l’università di Udine è stata istituita con la legge sulla ricostruzione, l’anno dopo il terremoto.
E se i padri fondatori non potevamo immaginare che l’ateneo voluto dalla gente sarebbe diventato la sede del G7, allo stesso modo mai avrebbero pensato che, a 40 anni di distanza, un robot sarebbe entrato nell’aula magna di piazzale Kolbe. Invece, ieri, per la prima volta in Italia, a consegnare la relazione al rettore è stato proprio Doro, il robot sviluppato nei laboratori della Scuola Sant’Anna di Pisa nell’ambito del progetto europeo di ricerca Robotera.
Lo studio del ruolo dei robot sociali negli spazi pubblici è oggetto di una ricerca congiunta tra Pisa e il laboratorio NuMe del dipartimento di Studi umanistici dell’università friulana, diretto da Leopoldina Fortunati. Una collaborazione che va nella direzione auspicata dal presidente nazionale delle ricerca (Cnr), Massimo Inguscio, impegnato a costruire con gli atenei italiani un piano di reclutamento dei dottorandi per dare lustro, nell’era del 4.0, alla ricerca industriale.
Da Udine, il presidente del Cnr ha lanciato un messaggio chiaro all’Europa: «Ogni Stato membro deve destinare un quota significativa del Pil alla ricerca». In attesa che la collaborazione con il Cnr si concretizzi, De Toni, giunto al quarto anno dalla sua elezione. ha tracciato il bilancio di metà mandato, assumendosi il merito di aver «risanato il bilancio passando da una situazione di deficit all’investimento di 13 milioni di euro nel prossimo triennio».
L’ha fatto senza dimenticare di illustrare il Piano strategico caratterizzato da 6 direzioni (i dirigenti saranno nominati a breve) e 8 dipartimenti. Giocando con questi numeri, De Toni ha ammesso di aver fatto «un 48.
Una piccola rivoluzione, di cui non ci si è accorti perché condotta con i tempi appropriati di una metamorfosi lunga tre anni». Attraverso il confronto è riuscito a convogliare anche le opposizioni. Comprese quelle di medicina visto che a gennaio debutterà il dipartimento unico di area medica.
Una rivoluzione inevitabile nel momento in cui «il Fondo di finanziamento ordinario premiale sarà dipartimentale. Questa è la vera novità voluta dalla Crui per evitare, come succede ora, che la distribuzione del Ffo continui a penalizzare gli atenei più piccoli».
De Toni stima che al bando dipartimentale parteciperà la metà degli 800 dipartimenti italiani e di questi solo 200 usciranno vincitori. Chiarito questo aspetto, il rettore ha inserito tra i risultati di metà mandato anche la certificazione di qualità per l’intero ateneo, l’accreditamento dell’Azienda ospedaliero-universitaria della Joint commission international, l’attivazione del corso in lingua e cultura friulana a Scienze della formazione primaria e ultimo, ma non per importanza, l’assegnazione della laurea honoris causa a Gustavo Zanin, il restauratore degli organi.
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