Il “giallo” delle firme Pd autenticate 5 giorni dopo
UDINE. Nel bel mezzo della campagna elettorale scoppia il caso della lista del Partito democratico. Ben 33 dichiarazioni di accettazione di candidatura a consigliere comunale sottoscritte il 16 marzo risultano autenticate 5 giorni più tardi, ovvero il 21 marzo.
La discrepanza non è passata inosservata agli occhi della commissione elettorale circondariale che, prima di ammettere la lista alla competizione elettorale, ha chiesto chiarimenti al partito. Sono proprio queste precisazioni a finire nel mirino delle liste del centrodestra (Udc, Pdl, La Destra, Identità civica, Per Udine e Lega nord) le stesse che, dopo aver analizzato il caso all’ufficio elettorale del Comune, non escludono la presentazione di un esposto in Procura.
Ma il rappresentante della lista del Pd, Ferdinando Milano, assicura: «E’ tutto regolare in caso contrario la lista non sarebbe stata ammessa, sollevare il problema adesso vuol dire avere altri fini».
Tutto è cominciato dopo il sorteggio dei simboli quando i rappresentanti delle liste del centrodestra hanno voluto leggere il verbale della Commissione elettorale circondariale. Un documento che mette in evidenza il caso delle 33 accettazioni di candidatura firmate il 16 e autenticate il 21 marzo.
«Poiché l’invalidità di tali autenticazioni comporta l’inammissibilità e la decadenza di 33 candidature su 40, l’ulteriore conseguenza sarebbe la ricusazione della lista in quanto i consiglieri si ridurrebbero a un numero inferiore a 27» scrive il presidente, Francesco Palazzolo, motivando così la concessione al partito del tempo utile per fornire le controdeduzioni. Il giorno dopo, in effetti, Milano ha chiarito che «l’autenticatore, per un mero errore materiale, ha indicato la data del 21 marzo anziché quella del 16 marzo nella quale, durante una riunione pubblica del partito, i candidati hanno sottoscritto l’accettazione di candidatura, che è stata contestualmente autenticata dal consigliere comunale Carlo Giacomello». Milano, insomma, assicura che «le accettazioni di candidatura sono state ritualmente autenticate il 16 marzo, in presenza del pubblico ufficiale che ne ha certificato l’autografia».
Tant’è che Giacomello, in un’altra dichiarazione allegata al verbale, specifica che «la difformità delle date è dovuta al fatto che, mentre le disposizioni regionali consentono la sottoscrizione anche in luogo aperto, per perfezionare l’autenticazione è necessario apporre il timbro del Comune che viene consegnato solo all’interno degli uffici comunali. Per questo motivo la data di autentica è stata posta successivamente, ossia all’atto dell’ottenuta disponibilità del timbro».
Questi gli atti al vaglio delle liste di centrodestra che oggi, alle 12, nella sala del Gonfalone di palazzo D’Aronco, chiariranno quali mosse intendono intraprendere. Tra queste non viene esclusa la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica.
Se sarà così toccherà al giudice stabilire se la lista andava effettivamente ammessa alla competizione elettorale o se, invece, la discrepanza delle date doveva rappresentare un motivo di inammissibilità e, visto il numero dei candidati interessati, di ricusazione della lista. Nel frattempo, Milano si dice tranquillo configurando la mossa del centrodestra come una strumentalizzazione politica. Milano fa leva sul fatto che «la lista del Pd ha superato indenne il vaglio della commissione elettorale comunale, la quale non ha sollevato alcun problema.
A farlo è stata la commissione circondariale chiedendoci chiarimenti. Noi abbiamo presentato le controdeduzioni e la lista è stata accettata. Non c’è alcuna irregolarità - ripete Milano -, la commissione ha ritenuto i nostri chiarimenti adeguati a spiegare, sollevare il problema adesso vuol dire avere altri fini».
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