Il giorno dell'interrogatorio: in cella Blasoni sceglie di non parlare. L’avvocato: presto chiarirà tutto

UDINE. Jeans, maglioncino, giubbino in camoscio e gli occhi di chi ha trascorso la notte fra mille pensieri. Massimo Blasoni è entrato nell’aula magistrati, al pianoterra del carcere di via Spalato, verso le 14.30 di sabato, 26 ottobre. L’aria ferma e decisa di chi sa esattamente che cosa dovrà affrontare e si prepara a controbattere alle accuse degli inquirenti punto su punto fornendo puntuali informazioni. Ma non sabato.
Il silenzio. Blasoni si è limitato a rispondere alle domande di rito, quelle che stenografo e verbalizzante hanno fedelmente riportato prima che il giudice per le indagini preliminari Mariarosa Persico – accanto a lei il sostituto procuratore Paola De Franceschi, titolare del fascicolo e due ufficiali della Guardia di Finanza – illustrasse gli elementi dell’accusa. Seduto accanto ai suoi difensori, Luca Ponti e Fausto Discepolo, ha ascoltato in silenzio e ha lasciato che parlassero loro.
«Non per reticenza – ha messo in chiaro l’avvocato Ponti – ma perché intende rispondere compiutamente a tutte le domande e il tempo che poteva avere a disposizione non sarebbe stato sufficiente. È stata dunque accolta la nostra disponibilità a parlare su tutta la linea secondo i programmi, organizzando le scadenze».
La preoccupazione. Le domande le ha fatte lui ai suoi legali: era preoccupato per la famiglia e per l’azienda, dopo aver letto i giornali temeva che la bufera giudiziaria che ha travolto i vertici della Sereni Orizzonti potesse riverberarsi anche sull’attività che impiega 3.500 dipendenti. Blasoni, che divide la cella con un detenuto albanese, ha trascorso questi giorni leggendo e sottolineando le carte dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari firmata dal gip Mariarosa Persico che hanno spalancando le porte del carcere per lui, per Marco Baldassi – in una cella vicina a quella di Blasoni –, per Judmilla Jani, nel carcere femminile di Trieste e per Federico Carlassara, che invece si trova nel penitenziario di Tolmezzo.
Gli interrogatori. Il primo interrogatorio di garanzia è scattato venerdì per la direttrice di area 1, 46enne di origine albanese residente a Udine, la quale, assistita dall’avvocato Discepolo, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Sarà ascoltata dal pm mercoledì alle 10. Stessa strategia difensiva per il consigliere d’amministrazione Marco Baldassi, 55enne udinese assistito dagli avvocati Ponti e Donazzon, che dopo aver taciuto davanti al gip sarà ascoltato martedì a partire dalle 15. E giovedì alle 10 sarà la volta di Blasoni, che in quella sede risponderà alle domande del pm De Franceschi.
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«Tecnicamente – ha chiarito l’avvocato Ponti – ha differito il proprio interrogatorio a giovedì perché erano tanti i punti da chiarire e per farlo oggi (ieri per chi legge ndr) avremmo dovuto contenerlo. E il nostro desiderio è che non ci siano elementi di dubbio sulle contestazioni».
Le accuse. In carcere da giovedì mattina, quello che con il 62,63% del capitale sociale della Sereni Orizzonti Spa ne è l’indiscusso numero uno, è accusato di truffa aggravata ai danni delle aziende sanitarie di sei Regioni, a cominciare da quella più danneggiata, la Sicilia (8.110.108 euro), il Friuli Venezia Giulia (1.012.238 euro erogati ad Ass2 Bassa friulana e Asuiud) e Piemonte (991.214). Reati che, secondo l’accusa, avrebbe compiuto in concorso con Marco Baldassi, Judmilla Jani e Federico Carlassara, tutti in carcere, e Denise De Riva, Claudio Salvai, Manuela Castaldi e Laura Spera agli arresti domiciliari, Walter Campagnolo sottoposto a obbligo di dimora e Sergio Vescovi pure indagato, non sottoposto a misura cautelare.
Il castello accusatorio eretto dalla Procura attraverso mesi di indagini e di intercettazioni ambientali evidenzia come in una riunione organizzata i primi di marzo 2019 fra Jani, Blasoni e Carlassara si fosse parlato del deficit assistenziale riscontrato in alcune strutture del Friuli Venezia Giulia, un deficit, sottolineava Jani che si era verificato anche negli anni pregressi. Conversazioni cui ne sarebbero seguite altre, intercettate dagli inquirenti, su come aggiustare le carte, giustificare il debito nel caso venisse scoperto e su quali dati comunicare alla Regione.
Minuti. «Circostanze – per il legale Luca Ponti – che vanno approfondite e inserite in un contesto di circa 6 mila pazienti e 3.500 dipendenti, a fronte dei quali vengono mosse accuse legate a minutaggi. Non stiamo infatti parlando di mesi, anni, settimane sottratte alla pubblica amministrazione – mette in chiaro – ma di minuti che asseritamente in un anno possono essere mancati, perché questo è il vero oggetto delle contestazioni. Minuti che ogni infermiere e Oss deve dedicare a ciascun paziente e che vanno riferiti a parametri oggettivi da verificare regione per regione.
Per fare un esempio relativo al Friuli Venezia Giulia, nel 2016 sono state contestate 2.726 ore, con la conseguente distrazione di 47 mila euro distribuiti su tutte le strutture. Se anche così fosse, andrebbero distribuite su tutte le strutture per tutti i pazienti nell’arco di un anno, sono differenze che andremo a spiegare, a giustificare, ma rappresentano comunque minuti, dunque volumi che non potevano alterare la qualità delle prestazioni».
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