Il giovane parrucchiere cinese che a 22 anni dà lavoro agli italiani
PORDENONE.. Imprenditore a 22 anni: tre negozi di parrucchiere, dieci dipendenti «tutti italiani», la voglia di crescere ancora «puntando sulla qualità». Il segreto? «Tanta passione per quello che fai» dice Shèngjié Shi, cinese di nascita, italiano o forse cittadino del mondo, per scelta. E naturalmente grazie a «sacrifici e debiti».
Il suo nome, nella lingua d’origine – quella che lui parla ma non scrive più – significa “grandioso ed eccezionale” e in effetti c’è molto di eccezionale nella sua storia. Una storia che racconta come si possa essere seconda generazione di immigrati senza sentirsi sospesi tra due mondi, ma semmai portatori di due culture e quindi di più capacità di leggere la realtà e interpretarla in modo vincente.
«Quando sono arrivato a Sacile – racconta Shi – avevo dieci anni. Mio papà, operaio, era arrivato prima. La mia è una storia di ricongiungimento familiare, come tante».
La cosa più difficile all’inizio? «Imparare la lingua. I primi quattro anni sono stati difficili per quello. Non per l’inserimento, mi sono trovato subito bene con gli altri bambini, ma comunicare era difficile». A 12 anni, in compenso, aveva già le idee molto chiare.
«Mi piaceva pettinarmi i capelli in modo strano e a 14 anni mi sono iscritto allo Ial». La mattina a lezione, «il pomeriggio andavo in salone da amici cinesi. Poi, con la scuola, ho fatto stage da Memi parrucchieri e Elle parrucchieri. Mondi molto diversi: i cinesi puntano sulla quantità, sulla velocità del servizio e i prezzi bassi. Gli italiani coccolano il cliente. Io ho cercato di fare tesoro di tutte e due le esperienze e di trovare una strada mia».
Oltre alla pratica, a stimolare l’ambizione è stato «il mio compagno di corso, anche lui cinese. Eravamo gli unici maschi allo Ial e quindi abbiamo stretto amicizia ma siamo anche entrati subito in competizione e questo mi ha molto aiutato a migliorare. Lui imparava una cosa, io cercavo di saperne un’altra. Lui adesso ha un salone a Mirano e anche lui lavora bene».
Dopo una parentesi a Sacile, Shi è andato a Milano per lavorare e formarsi in una delle accademie più importanti del settore, dove un corso di una settimana costa anche 2 mila euro. «All’inizio devi fare degli investimenti – dice – e la formazione va portata avanti sempre». Nel 2015 il primo negozio a Sacile, poi a Cordenons «dove ho rilevato quello che era “tagliati per il successo” e poi lo scorso anno il negozio di corso Garibaldi a Pordenone perché i dipendenti sono diventati tanti e c’era bisogno di ammortizzare l’investimento».
I primi dipendenti «sono state le mie compagnie di scuola per cui il rapporto al lavoro è informale, è un rapporto tra persone che hanno confidenza. Però ho assunto anche persone più grandi, l’ultima ha circa 60 anni. Non ho mai avuto problemi con gli italiani perché so come ragionano e mi sono adattato a questa mentalità. All’inizio lavoravo 10 ore al giorno, sei giorni su sette. Ma così non può funzionare a lungo: ora lavoro una media di nove ore su quattro giorni, cercando di ricavare tempo per me perché anche io sono giovane e mi piace viaggiare e divertirmi. Solo che non ho mai chiesto ai miei genitori i soldi per andare vacanza». Giovane, ma con le idee chiare, anche nella vita privata. «Ho due bambine, Mia e Nina, di due anni e otto mesi. Non è che i cinesi facciano tutti i figli giovani – dice ridendo –. È stata una scelta personale, dipende da come sei fatto, non dal Paese in cui nasci».
Anche rimanere in provincia è stata una scelta. «Mi piace questo territorio, ha la giusta dimensione per lavorare e crescere. Qui sono veloce, a Milano invece vieni schiacciato, là è tutto troppo veloce. Ci vado per fare formazione, ma è meglio lavorare e vivere qui». In Cina torna ogni tre-quattro anni «dai nonni» ed è capitato anche «di fare un corso di aggiornamento a Pechino».
Ha mai subito pregiudizi perché cinese? «Io ho cercato e cerco un mio stile, ho puntato sulla qualità non sul prezzo e allora capita che qualcuno entri in negozio e mi dica: “Ma perché la piega costa così da te e dagli altri cinesi di meno? Siccome sei cinese si aspettano un prezzo molto basso». Però poi apprezzano. «I miei clienti? Ragazzi, ma anche signore anziane, professioniste, un po’di tutto. Anche italiani – aggiunge Shi – che vengono in negozio per parlare cinese».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto