Il grande evento del 2019 sul Pordenone: caccia ai prestiti delle opere da esporre

Prima riunione del comitato scientifico. Sgarbi: «Meglio rinunciare a qualche dipinto e puntare di più sulla comunicazione»

PORDENONE. Il conto alla rovescia è partito. Un anno per organizzare la mostra sul Pordenone e per ottenere in prestito le opere di Giovanni Antonio de’ Sacchis da un lato e dei contemporanei dall’altro. Il comitato scientifico nominato dall’amministrazione comunale, accompagnato dall’assessore Pietro Tropeano e dalla dirigente del settore cultura Flavia Leonarduzzi, ieri ha iniziato a entrare nel merito del progetto.

Due assenti giustificati, Sgarbi in ritardo di un’ora, ma per il resto tutto è filato liscio. «Il percorso espositivo – ha declinato la professoressa Caterina Furlan, che fu anche curatrice della mostra del 1984 – prenderà in esame sia opere dell’artista, che di suoi contemporanei, per somiglianza o differenza: Giorgione, Sebastiano del Piombo, Correggio.

Parliamo di opere di grande valore per cui dipenderà molto da quello che riusciremo ad a avere dai musei, che sono italiani e stranieri. La concessione è una grande incognita perché i musei fanno sempre più fatica a concedere prestiti: perché le mostre sono tante e perché magari privarsi di una singola opera di valore è visto come una perdita».

Furlan sogna di poter ottenere da Venezia il frammento di un affresco di Giorgione conosciuto come “La nuda”, ma anche due opere che nel 1984 non fu possibile esporre: «“Famiglia del satiro” , quadro che nell’800 era a Pordenone, poi diventato proprietà del pittore De Maria. Nell’84 – ha raccontato Furlan –non fu possibile esporlo perché i proprietari dicevano che era di Giorgione rifiutando che fosse opera del Pordenone. Loro sono morti senza eredi e non si sa dove sia il quadro, ma io nutro la speranza di trovarlo». L’altro è la pala di Susegana «all’apoca appena restaurato, opera importante per il passaggio dalla giovinezza alla maturità del pittore».

Sgarbi invece pensa a opere di Paolo Veronese, Parmigianino, Giulio Romano, a creare un contesto «che spieghi come il Pordenone si sia giocato la partita con Michelangelo, Parmigianino, Correggio». Non solo: «So che discuteremo, magari anche facendo polemica, sull’opportunità di creare una ricca sezione sui disegni. Il prestito dei disegni costa quasi quanto comprare gli originali. Io preferirei rinunciare a qualche disegno per investire una buona quota – 200 mila euro almeno – in comunicazione. Se non vogliamo creare una mostra che sia di nicchia, dobbiamo farla conoscere».

E poi la battuta: «Io sono l’unico che ha inventato un premio letterario in cui la giuria è formata da un numero dispari inferiore a tre. Qui è pieno di professori, anche troppi. In realtà vedo molte persone preparate, ci sarà qualche azzeccagarbugli, ma credo che faremo un buon lavoro».

Il critico d’arte, ricordando che la mostra nasce da una provocazione che lui fece a Pordenonelegge e che è stata raccolta dal Comune di Pordenone e da due giunte regionali di colore opposto, ha aggiunto: «Io sono contrario a portare a Vicenza Van Gogh, senza alcuna polemica trovo diseducative queste mostre. Perché questi grandi nomi causano distrazione da un passato importante di storia che le nostre città hanno».


 

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