Il latte contaminato Gli allevatori: da noi mucche sane e controlli continui

Il presidente Vadori rassicura sulla sicurezza del prodotto. Da Cisl, Ersa e Provincia la richiesta di monitoraggi frequenti

UDINE. «Il latte che viene sottoposto ai controlli di laboratorio condotti dall’Associazione allevatori è latte sicuro. Cospalat ha scelto un altro laboratorio». A dirlo è il presidente del sodalizio, Luca Vadori, scansando il dubbio che potrebbe assalire già oggi il consumatore dinnanzi al banco frigo dell’“x” supermercato sulla sicurezza del latte prodotto in Fvg. Se la mano sul fuoco per tutti non ce la mette, sugli allevatori e i caseifici che fanno riferimento all’associazione – si tratta della maggior parte di quelli attivi in Fvg –, Vadori non ha invece dubbi.

Rigide maglie di controlli. «Controlliamo le aflatossine ogni 15 giorni nella stagione maggiormente a rischio, ogni mese nei periodi meno pericolosi», puntualizza Fabiano Simsig, il responsabile del laboratorio che nel 2012 ha effettuato 2 mila 300 controlli sulle aflatossine. Controlli severi, se si considera che per la normativa europea la soglia limite è fissata a quota 50 ppt per millilitro, ma che in Fvg l’allarme – complice una circolare regionale - scatta già a quota 30: dal latte di massa dei caseifici si risale agli allevamenti che quel latte (destinato a essere distrutto) l’hanno conferito, per arrivare alla singola mucca posta subito in dieta disintossicante. «Basta infatti cambiare il mais perché le aflatossine nel latte scompaiano», spiega il tecnico.

Giro di vite. E’ quel che ci vuole secondo la segretaria regionale di Flai Cisl, Claudia Sacilotto. «La maggior parte delle aziende fa i controlli e li fa seriamente – dice -, ma a scanso di equivoci quel che si dovrebbe fare visto che parliamo di salute e di sicurezza alimentare è rendere obbligatori i controlli per tutti in sede dell’associazione allevatori. Il sodalizio è nato proprio per garantire i controlli ed è oggi un punto di riferimento a livello nazionale. Insomma – conclude la sindacalista – abbiamo gli strumenti, usiamoli».

Filiera di qualità per il mais. Il problema “aflatossine” non riguarda però solo il latte e non può essere risolto con i soli esami di laboratorio. Quel che ci vuole a sentire il direttore di Ersa, Mirco Bellini, è un maggiore controllo alla radice, vale a dire sul mais che viene dato in pasto alle vacche visto che è proprio su quello che le aflatossine si sviluppano in situazioni di stress idrico. «Da 10 anni l’Ersa ha attivato un piano di monitoraggio sulle microtossine – dice il direttore – eseguito sui nostri centri di raccolta, quel che ora serve è la certificazione della filiera di qualità e per questo siamo già al lavoro, con un disciplinare in fase ormai avanzata».

Impressione in Provincia. «Se è vero che è stato manipolato un prodotto così diffuso e destinato anche ai bimbi è stata fatta una cosa riprovevole. Ben vengano i controlli – ha detto il presidente di Palazzo Belgrado, Pietro Fontanini – e credo che quanto è accaduto vada verificato in modo molto approfondito. Bisogna verificare – ha aggiunto il numero uno della Provincia, dicendosi «molto impressionato» – se in effetti sono manipolati prodotti alimentari di così larga diffusione provocando un danno di non poco conto».

Controlli carenti per il M5S. «La politica avrebbe dovuto accogliere l’accorato appello lanciato dal leader del Cospalat Fvg», afferma il consigliere regionale Cristian Sergo (M5S) ricordando che, ascoltato in IV commissione, il 20 aprile 2009, il leader di Cospalat aveva auspicato un sistema produttivo «in cui tutti i soggetti devono operare in modo sinergico, ivi compresi i controllori che dovrebbero svolgere un’attività preventiva di consulenza. Probabilmente – continua Sergo - se l’appello fosse stato accolto e i controllori avessero svolto un’effettiva “indagine preventiva”, non sarebbe stato possibile per la Cospalat immettere nel mercato latte contaminato e adulterato».

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