Il liquidatore CoopCa: non c’è più nulla da vendere, stop ai rimborsi

Con la relazione della professionista che vigila sul concordato si è aperto il processo agli ex vertici La parte civile: «Ai soci solo il 6,9%». La difesa: «Non basta a provare la cattiva gestione»



Il riparto è finito. E, con esso, anche la speranza di recuperare la totalità dei soldi persi dai soci con il tracollo finanziario di CoopCa. Risparmiatori che, quindi, dovranno accontentarsi delle briciole, a fronte di un passivo concordatario che supera i 92 milioni di euro. Il processo ai presunti responsabili del crac, tutti individuati negli ex vertici della storica cooperativa carnica di consumo fallita nel 2016, invece, continua. Tecnicamente parlando, anzi, è cominciato proprio ieri, con l’apertura dell’istruttoria dibattimentale, e proprio dal “de profundis” recitato dal liquidatore giudiziale Paola Cella, in cima alla lista dei testi citati dal pm Elisa Calligaris. Un quadro contabile sconfortante, quello illustrato dalla professionista al tribunale collegiale di Udine, ma che per le difese non basta affatto a ritenere già scritta la sentenza di condanna nei confronti dei sedici imputati.

i cartelli

A ricordare che ieri era la giornata di CoopCa, l’ennesima da quando, all’inizio del 2018, i faldoni sono passati dalla Procura al Palazzo di giustizia, erano i due cartelli appoggiati da un gruppetto di soci a una finestra accanto al portone d’ingresso. “Verità e risarcimenti”, ecco cosa chiedono i soci “truffati”. In una parola: “giustizia”, anche per rispetto ai “110 anni di storia” della cooperaiva, i “5 anni di agonia” di tutti loro e i “650 dipendenti lasciati a casa”. Concetti chiari, a fronte di un futuro, anche processuale, lungo e dall’esito per nulla scontato. Tanto che è lo stesso avvocato Gianberto Zilli, che assiste la stragrande maggioranza dei 277 ex soci costituitisi parte civile nel procedimento, a fine udienza, a tracciare un bilancio preoccupato. «La dottoressa Cella ha illustrato le conseguenze negative della gestione degli amministratori e delle difficoltà incontrate nella liquidazione – dice –. L’elemento dato per acquisito è che quanto pagato a oggi ai prestatori sociali, e cioè il 6,9 per cento, sarà anche quello definitivo. E questo perché, terminati i beni da vendere, non ci saranno altri riparti»

i riparti

Nell’ultima relazione informativa della propria gestione, depositata lo scorso ottobre, il liquidatore indicava in 35.164.642 euro il totale dell’attivo netto realizzato. Quasi la metà, pari a 15.892.800 euro arriva dagli immobili, e altri 9.921.102 euro dal realizzo degli immobili di Immobilcoopca. «Il piano di concordato – ricorda Cella – prevede il realizzo delle partecipazioni detenute da CoopCa nelle società integralmente controllate “Immobilcoopca srl”, “Conca D’Oro srl” e “San Liberale srl”, anche tramite cessione dei loro assets attivi, trattenendo il differenziale netto, una volta pagati i debiti delle stesse». I rami d’azienda hanno fruttato 6.240.964 euro e i crediti altri 2.273.224. Nell’ultimo semestre, a essere ceduti erano stati gli immobili a Buja, quello di via Matteotti, a Tolmezzo, e quello a Vittorio Veneto. «Non ce ne sono altri da cedere», annotava la professionista. Indicando «l’importo complessivo distribuito» in 32.138.371,90 euro.

i legali

Alla prossima udienza, fissata per il 25 febbraio, sarà sentito, tra gli altri, il commissario giudiziale, Fabiola Beltramini. Il ritornello, insomma, si discosterà poco da quello di ieri. Ma questo, secondo il collegio difensivo, non significa che la battaglia sia già persa. «La liquidatrice ha esposto i dati, già noti dalle sue relazioni, sull’entità dei realizzi degli attivi da parte della procedura – hanno osservato gli avvocati Giuseppe e Carlotta Campeis –. Dai proventi inferiori ai valori di acquisto non si può automaticamente evincere una cattiva amministrazione, nè a maggior ragione la sussistenza di quelle gravi imprudenze che sono il presupposto di una responsabilità penale».

le accuse

Il processo è celebrato davanti al collegio presieduto dal giudice Paolo Milocco, con a latere i colleghi Mauro Qualizza e Nicolò Gianesini. Gli imputati, tra ex presidenti, consiglieri, sindaci e direttori, sono chiamati a rispondere, a vario titolo, di bancarotta, fraudolenta e semplice, abusiva attività di raccolta del risparmio e truffa. Nell’udienza filtro, le parti civili avevano chiesto la citazione in giudizio della Regione Friuli Venezia Giulia, quale committente dei controlli, e di Legacoop, Confcooperative e Agci, quali esecutori dei controlli, ritenendoli tutti soggetti che avrebbero potuto evitare il naufragio finanziario di CoopCa, ma l’istanza era stata rigettata. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto