Il martelletto batte poco per le “bici” di Zigaina
Pablo Picasso, Lucian Freud e Francis Bacon probabilmente non avrebbero avuto difficoltà a smuovere quindici-venti opere milionarie all’interno di una stessa vendita all’incanto.
E questo perché il loro mercato copre Europa, Stati Uniti, Cina, Russia e Paesi arabi. L’impresa di Giuseppe Zigaina che ci ha lasciati nell’aprile scorso e che storicamente è amato soprattutto dai collezionisti friulani nascondeva qualche insidia.
L’altra sera nella sede della Stadion sulle Rive di Trieste – nel 25º anno di attività – si è svolta un’asta con molte ombre. Dovute anche alla crisi che investe soprattutto autori della fascia intermedia. I telefoni sono squillati, ma le stime un po’ alte hanno bloccato la vendita molto attesa.
Il martelletto nelle mani esperte di Stephen Cristea, banditore di livello internazionale, ha battuto secco solo un’aggiudicazione con un tono misto fra l’austero e il dispiaciuto. Un disegno a colori del 1955 a 7.900 euro: “Biciclette e steccato”, 30 centimetri di altezza e 40 di base.
L’immaginario collettivo che il Maestro di Cervignano ha saputo esprimere nel sodalizio intellettuale con Pier Paolo Pasolini non ha colto nel segno. Seppure le tele siano care a tutti coloro che amano il realismo da Guttuso alle atmosfere incantate e struggenti di Zigaina.
I capolavori della collezione Scialino, troppi in una tornata di vendita, non hanno trovato dunque riscontro sul mercato. Le stesse stime di base potevano sembrare un po’ elevate. Partire con riserve basse per poi salire non è una regola, ma quasi una necessità.
Dei 17 lotti compresi alcuni disegni per una valutazione minima complessiva di 350 mila euro, esclusi i diritti d’asta, ne sono stati assegnati appunto 7.900. Naturalmente c’è il dopo asta. E può riservare sorprese.
“Biciclette e falce” olio su tela del 1950 di centimetri 97x77, “Biciclette e steccato” olio su tela datato 1957 (centimetri 91x122) entrambi valutati 50-60mila euro e “Biciclette e cavalli”, 1954 (cm 110x120) stimato da 38 a 48mila euro tutti pluripubblicati ed esposti, autentici capolavori, sono rimasti purtroppo al palo. Stesso discorso per “La sera nel vigneto” (1995) e “Sui campi dell’Arciduca” (1992) di due metri d’altezza per 2,60 di base, immensi per qualità e dimensione. Fermi i “Mietitori” del ’47 (centimetri 50x76) e “Attrezzi sul carro” (cm 83x90) del 1951, il “Ritratto” del 1947, tavola di cm 50x40, “Falciatori che riposano” (cm 50x70 del 1954). Ma su alcune opere importanti di Zigaina da ieri ci sono trattative riservate, compreso il capitello della Loggia del Lionello.
Mirko invece con “Il mimo danzante” scultura a patina marrone alta 60 centimetri realizza 15 mila 500 euro (sempre diritti esclusi). E trova compratori un buon Piero Marussig di cm 40x50 del periodo triestino, il giardino incantato della sua villa dai delicati toni azzurri: 16 mila 500 il risultato. Una piccola “Piazza del Carmine” datata 1922 di Ottone Rosai ne fa 30 mila.
Afro passa a 17 mila euro con una tecnica mista su carta del 1953 (cm 15x25) mentre “Controcanto” del 1974, enorme acquaforte acquatinta a colori di quasi un metro di altezza per due di base con probabilmente la sua mano impressa come su un sudario non va. Ferma anche la “Natura morta” del 1947 (cm 32x45) ancora figurativa stimata 28-38mila euro.
Tornando a Zigaina le qualità e le virtù di un grande artista comunque sopravvivono non solo alle vicende umane, ma anche al mercato stesso. Che per quanto possa essere importante o fonte di speculazione e guadagno, si inchina sempre alla storia dell’arte dove Afro, Pellis, Bison e appunto Zigaina ne fanno parte a pieno titolo.
Al Friuli Venezia Giulia e ai musei di Pordenone e Udine resta un’occasione. Trattenere quanto idealmente sarebbe meglio non dividere.
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