Il medico friulano in trincea a Modena: «Lavoriamo 18 ore al giorno. Non si ammalano solo gli anziani»

UDINE. È friulano il professor Massimo Girardis, docente universitario e direttore della terapia intensiva del Policlinico di Modena, una delle province più colpite dal coronavirus in Emilia Romagna. È lui che coordina i tanti medici e infermieri che lavorano, 18 ore al giorno, per gestire l’emergenza.
A Udine, il professor Girardis è nato e cresciuto ed è stato uno dei primi laureati, nel 1993, del primo corso di medicina dell’Università udinese. Dopo la laurea ha iniziato subito a lavorare all’ospedale Santa Maria della Misericordia. Ha studiato e lavorato all’estero e, nel 1999, si è trasferito a Modena, dove oggi lavora.
Nel capoluogo friulano abitano i genitori del professor Girardis, la sorella e anche la famiglia della moglie. «Io, purtroppo, non riesco a rientrare. Non posso muovermi, soprattutto in questo momento – spiega il medico -. Sono tranquillo perché dopo il primo caso a Codogno ho messo i miei genitori, entrambi ottantenni, in quarantena, vista l’età. Non li abbiamo più fatti uscire di casa proprio per preservare la loro salute.
La situazione è molto grave. Ho sentito il collega Amato De Monte e gli altri colleghi di anestesia di Udine e ho spiegato loro che i piani costruiti per far fronte all’emergenza sono crollati nei primi 7 giorni, perché il numero dei pazienti era molto elevato. Ora abbiamo quasi raddoppiato il numero dei posti letto di terapia intensiva. Questo vale anche per i posti letto ordinari».
Negli ultimi 5 giorni, ci spiega il professore, la situazione è precipitata. Dopo un periodo di crescita lineare, gli accessi in terapia intensiva sono saliti a circa otto al giorno. «Temo che il picco non sia ancora arrivato. Probabilmente ci vorrà qualche giorno.
L’organizzazione per ora tiene, anche se i piani sono cambiati rapidamente in tre settimane. Lavoriamo 18 ore al giorno, è davvero estenuante. Questa non è un’influenza, non colpisce solo gli anziani, ma anche la popolazione più giovane». L’età media dei ricoverati è 55 anni.
Ma c’è anche un altro po’ di Friuli a Modena. Il professor Girardis, infatti, sta collaborando con un conterraneo: Andrea Cossarizza, originario di Spilimbergo, immunologo dell’Università di Modena. «Stiamo lavorando per curare meglio gli ammalati, ma stiamo anche cercando di capire perché i giovani dagli 0 ai 40 anni non si ammalano e se esiste una correlazione tra l’immunità presente nel loro corpo a seguito delle vaccinazioni effettuate in tenera età».
Bambini e adolescenti non riportano la sintomatologia più estrema di questo virus perché potrebbero essere protetti dai vaccini fatti recentemente. Questa l’ipotesi da dimostrare, sulla quale stanno lavorando gli esperti. «Le persone sotto i 30 anni vengono difficilmente ricoverate.
È possibile che ci sia qualche vaccino somministrato nell’infanzia che ha un effetto collaterale tale da far produrre anticorpi o cellule capaci di interagire in qualche modo anche con il coronavirus. Speriamo che gli anticorpi prodotti dai bambini dopo le vaccinazioni siano capaci di legare anche questo tipo di patogeno. Ovviamente va tutto dimostrato, ma questo spiegherebbe perché le persone fino ai 30 anni sono così protette da questo virus, che sceglie selettivamente di risparmiare una fascia più giovane a scapito di quella più anziana».
La collaborazione tra Modena e Udine, ma anche tra le altre città d’Italia è ormai avviata. Chi coordina le attività, spiega il Gerardis, sono i medici infettivologi e gli anestesisti rianimatori. «Desidero rassicurare le persone sul fatto che nelle terapie intensive tutti vengono curati, indipendentemente dall’età. Noi non ricoveriamo pazienti che non possono beneficiare delle cure, ma questo avveniva anche prima. Non possiamo donare l’immortalità.
L’appello è di stare a casa. Stiamo combattendo una malattia che un sistema organizzato riesce a governare. Abbiamo professionisti preparati, ma la gente non deve contribuire ad aumentare i contagi, altrimenti non saremo più in grado di dare una risposta organizzata».
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