Il miglior pane di Berlino è “marchiato” San Floriano

SAN FLORIANO. Il miglior pane bianco di Berlino? Lo confeziona con le sue mani un panettiere di San Floriano. È la storia di Matej Lepoi, trentaquattrenne goriziano che quattro anni fa ha deciso di dismettere i panni di fabbro per indossare il grembiule da cucina. Prima pizzaiolo, poi panettiere, dalla Groina alla capitale tedesca, con la passione di chi ha il sacro fuoco della curiosità che arde dentro. Come raccontato dal Primorski Dnevnik, Matej ha lasciato nel 2011 l’azienda di famiglia, dove lavorava da quando – una decina di anni prima – aveva conseguito il diploma.
«Per un mese ho lavorato in una pizzeria in Groina, dove ho imparato di fatto a fare la pizza. Poi sono stato assunto alla pizzeria “I tigli” di San Bonifacio a Verona, considerata tra le migliori in Italia».
Lo scorso anno, la decisione di prendersi un anno sabbatico, anche per imparare nuove affinare le proprie competenze e in particolare perfezionare le tecniche di panificazione, grazie a un corso al panificio Longoni di Monza. Qui, il provvidenziale incontro con Alfredo Sironi, ristoratore di Como. Che, con una laurea di storia in tasca, ha un’intuizione: aprire un forno italiano nel cuore di Berlino, nella cornice del mercato di Markthalle Neun. Per farlo, ha bisogno di braccia che supportino la sua idea: nasce così la collaborazione con Matej, che senza pensarci troppo sale su un aereo con Sironi, per abbracciare l’avventura berlinese.
Da tre, i dipendenti diventano subito undici: il pagnotte, pizze, focacce di “Sironi – Il pane di Milano” conquistano i tedeschi, che fanno la fila per acquistare i prodotti appena sfornati dallo staff della rivendita. Che quest’anno ha ottenuto il premio per il miglior pane bianco di Berlino: «Usiamo prodotti biologici di prima qualità, oltre a impastare rigorosamente a mano, proprio come facevano un tempo i fornai», spiega orgoglioso Matej. E l’Italia? Per il momento può attendere: «In Germania i giovani sono invogliati a investire, supportati nelle loro idee. Da noi, invece, si punta quasi a scoraggiare la voglia di impresa, spingendo i giovani alla ricerca del posto fisso». (ch.se.)
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto