Il mito della birra Moretti rivive nel libro di Luigi

UDINE. Ricercatore e scrittore, oltre che editore e libraio, Paolo Gaspari - titolare della Casa editrice Gaspari e della libreria Einaudi di via Vittorio Veneto - assomma queste qualità che ne fanno un personaggio di spicco nell’ambiente culturale udinese e friulano.
Nato a Treviso da padre friulano e madre veneziana, è arrivato a Udine ventunenne e negli anni ’70 in poco tempo si è laureato (in sociologia a Trento) e ha messo su famiglia (si è sposato a San Stino di Livenza), restando sempre - nella vita come nel lavoro - a cavallo del confine tra Veneto e Friuli.
Prima di cominciare l’attività in via Vittorio Veneto, Gaspari aveva esordito nel ’76, subito dopo il terremoto, con una prima libreria in via Lovaria, accanto alla Banca del Friuli. Nell’84, prima la libreria e poi le Edizioni Gaspari (nate nel ’97) si trasferirono nell’attuale sede, il palazzo dei conti Beretta. Già allora Gaspari scriveva: «Ho cominciato nel ’72-’73, con una Storia del Friuli, sotto l’aspetto economico-sociale ancora piuttosto inedito. Fu un successo, vendetti 3 o 4 mila copie».
Poi ha continuato con le lotte contadine del Cormòr (tema in seguito sviluppato da Pierluigi Visentini), ricerche e rievocazioni storiche riguardanti Friuli e Veneto. Come editore, negli anni ’90 ha puntato sulle origini della Chiesa aquileiese (strada aperta dagli studi del compianto Gilberto Pressacco), sull’epoca napoleonica, il Risorgimento (soprattutto il Nievo) e la Grande Guerra.

Il recente catalogo dell’editore Gaspari, riguardante gli ultimi vent’anni 1992-2015, comprende 500 titoli. Una quarantina riguardano la diaristica. «Abbiamo un Friuli culturalmente preparato, che risponde», dice. E c’è anche il settore che completa l’offerta con poesia, narrativa, arte, fotografia e architettura. «Adesso – commenta l’editore – abbiamo proprio tutto. E c’è gente che continua a portarmi testi...».
Una delle più recenti proposte che maggiormente ha interessato Gaspari riguarda un’azienda (e una famiglia) che, negli ultimi 130 anni, esattamente dal 1859 al 1990, ha avuto un ruolo importante per Udine e il Friuli: la birra Moretti. Ceduta, appunto nell’89, alla canadese Labatt, è rimasto in circolazione il famoso marchio del Baffone. E a Udine c’è il parco Moretti, che ricorda l’omonimo, glorioso campo sportivo, dove l’Udinese ha giocato per quasi sessant’anni prima di passare, nel 1976, allo stadio comunale dei Rizzi.
A raccontare, per la prima volta, questa storia si è proposto - con la collaborazione di chi scrive queste note, autore anche della prefazione - il quarto e ultimo discendente degli imprenditori della birra, Luigi Menazzi Moretti. Chiamato come il bisnonno fondatore e come il nonno che ridiede slancio all’azienda, ai primi del ’900, Luigi, classe 1939, si è rivolto all’editore Gaspari che ha subito accettato. È nato così “La birra Moretti da Udine al mondo”, un libro destinato a diffusione nazionale, che sarà presentato a Casa Cavazzini, sabato 28 marzo, alle 17.30.

«È un libro utile – ha assicurato Gaspari – che colma una lacuna: senza di esso, Udine e il Friuli, ma anche l’Italia, non avrebbero un importante riferimento sul piano storico ed economico-sociale». Luigi Menazzi Moretti ha fatto ricorso ai documenti conservati negli archivi di famiglia, fra cui moltissime fotografie, ai racconti del padre Lao (l’ideatore del Baffone), della madre Luisa e - attraverso di lei - della nonna Anna Muratti. Due donne al cui ricordo è rimasto legatissimo. Una famiglia, i Moretti, che ha avuto grandi momenti e ha dovuto superare non poche difficoltà (ha attraversato due guerre mondiali).
E si è dedicata anche alla cultura (basti pensare al “Premio Moretti d’oro” nei primi anni ’60 in castello: nella giuria nomi eccellenti, come Carlo Bo, Eugenio Montale e Guido Piovene) e che ha lasciato “monumenti” come la villa Liberty di Tarcento e come lo era lo scomparso locale Sans Souci di Grado.
Tornando a Paolo Gaspari, è sposato dal 1970 con Valentina Buoso, che ha sempre lavorato (e tuttora lavora) con lui. Sono affiancati dal figlio Marco e da altri tre collaboratori. Marco (che sta diventando sempre più l’alter ego del padre) è l’unico loro erede, ma è già sposato e ha ben 5 figli, una garanzia per il futuro dell’azienda familiare di Paolo Gaspari.
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