Il mostro del Circeo rivela: la giovane di San Vito scomparsa nel 1975 è stata rapita in Cadore e uccisa

PORDENONE. Rossella Corazzin, la ragazza di San Vito al Tagliamento scomparsa da Pieve di Cadore nell'agosto del 1975, sarebbe stata rapita e uccisa da una banda di assassini in vacanza in Cadore, che l'avrebbe scelta, seguita, rapita e portata in Umbria, violentata e uccisa nella zona del lago Trasimeno.
Lo ha raccontato, insieme con altri omicidi, uno dei mostri del Circeo, Angelo Izzo, condannato all'ergastolo per aver ucciso a metà degli anni Duemila due donne, madre e figlia. Izzo non è nuovo a dichiarazioni simili, fatte nel corso degli anni alle più diverse procure.
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Questa volta ha coinvolto nelle sue dichiarazioni Rossella Corazzin, la giovane di 17 anni che era in vacanza a Pieve e che uscita per una passeggiata non era più tornata a casa. Entrambi i genitori della ragazza sono morti: il papà morì di crepacuore alcuni anni dopo, la mamma è scomparsa nel 2008.
Il fascicolo con le dichiarazioni di Izzo è finito anche in procura a Belluno prima di essere inviato a Perugia che indaga per competenza.
La ricostruzione del caso Corazzin. Rossella Corazzin, 17 anni, di San Vito al Tagliamento, scompare da Pieve di Cadore il 21 agosto 1975 dove era in vacanza. Esce per una passeggiata senza fare più ritorno.
Aveva dato appuntamento al padre per incontrarlo "sulla solita panchina vicino al forte". Le ricerche andarono avanti per mesi e della sorte di Rossella si occupò anche Chi l'ha visto? Nel 2003 il pubblico ministero Raffaele Massaro decise di riaprire il caso, con nuove ricerche nei boschi e nelle montagne attorno a Pieve di Cadore anche queste senza esito.
Ricerche collegate ad un super testimone che disse di aver visto la ragazza in un luogo diverso da dove era stata cercata attorno al rifugio Costa Piana.
Tra le tanti voci di quel tempo, anche quella che voleva la scomparsa della ragazza legata a riti satanici e a sette.
Molte ricerche riguardarono anche un certo Gianni, studente a Padova, che aveva attirato la sua attenzione e di cui aveva parlato con l'amica del cuore. Mai trovato.

Il mostro. Angelo Izzo, Gianni Guido e Gianni Ghira sono i tre assassini del Circeo. Il 29 settembre 1975 uccisero Rosaria Lopez e ferirono Donatella Colasanti che si salvò, chiusa nel bagagliaio dell'auto solo perchè si finse morta.
I tre ventenni, pariolini viziati, bordeline, cresciuti nella convinzione di essere impunibili, avevano attirato in una trappola in una villa del Circeo le due ragazze che venivano dalla borgata romana.
Dopo una notte di violenze, droga e stupri, Rosaria Lopez era stato uccisa e Donatella ferita gravemente.
Ghira in fuga, Izzo e Guido arrestati e condannati. Uscito in semilibertà, Izzo si è reso protagonista di un altro atto efferato, l’uccisione nel 2005 di due donne, madre e figlia di 14 anni a Campobasso.
Tornato in carcere ha iniziato di nuovo a parlare: già in passato aveva fatto dichiarazioni di tutti i tipi, sui più svariati misteri della storia italiana degli ultimi quarant’anni.
I nuovi verbali non ancora vagliati. Saranno vagliati nei prossimi giorni dalla procura di Perugia i verbali inviati dai pm di Belluno sulle dichiarazione rese da Angelo Izzo su Rossella Corazzin.
I nuovi documenti trasmessi venerdì 25 maggio - ha appreso l'Ansa in ambienti giudiziari - non sarebbero stati infatti ancora esaminati dai magistrati del capoluogo umbro.
La procura di Perugia già due anni fa si è comunque occupata di una vicenda dai contorni analoghi. Il fascicolo venne allora archiviato in quanto le parole di Izzo non furono ritenute attendibili dai magistrati umbri.
Pm di Roma denunciò Izzo per calunnia. I pm della Procura di Roma ascoltarono Angelo Izzo nel settembre del 2016 dopo che questi inviò una lettera ai pm di piazzale Clodio in cui affermava di essere pronto a fare rivelazioni su una serie di fatti. È quanto si apprende dalla Procura capitolina.
Dopo avere raccolto la sua testimonianza, la Procura aprì un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato. Effettuate una serie di verifiche Izzo fu denunciato per calunnia e autocalunnia in merito a vicende di competenza romana su presunti fatti di sangue che risalivano agli anni '70.
Le sue dichiarazioni risultarono prive di riscontri e totalmente inattendibili. I pm hanno quindi inviato gli atti alla Procura di Velletri per competenza territoriale, visto che le dichiarazione erano state raccolte nel carcere del comune dei Castelli dove Izzo è detenuto.
Per i fatti non di competenza romana, i pm di piazzale Clodio hanno inviato gli atti ad altre procure: per le dichiarazioni relative alla vicenda di Rossella Corazzin inviarono tutto alla Procura di Belluno.
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