Il palazzo con 100 finestre potrà essere ristrutturato

Diniego annullato dal Tar per il palazzo Micoli-Toscano, conosciuto come “palazzo dalle cento finestre”, a Ovaro

UDINE. Tra le pratiche bocciate dalla soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici Maria Giulia Picchione e finite sul tavolo del pm Federico Frezza vi è anche quella relativa alla ristrutturazione del famoso palazzo Micoli-Toscano, conosciuto come “palazzo dalle cento finestre”, sito in comune di Ovaro e soggetto a vincolo architettonico. Il Tar aveva annullato il parere contrario della soprintendente nei confronti del professor Gianpietro Del Piero, assistito dall’avvocato Teresa Billiani, condannandola al pagamento delle spese legali e del contributo unificato. La sentenza è diventata definitiva.

La vicenda riguardava un progetto di ristrutturazione e valorizzazione della depandance del palazzo Micoli-Toscano, denominata Stalon, predisposto dall’architetto Gennaro e dal perito Querini.

«Il mio assistito – indica l’avvocato Billiani – si è visto costretto ad adire al Tar per chiedere l’annullamento del parere contrario del soprintendente, che di fatto gli aveva negato la possibilità di effettuare qualsiasi opera di recupero e conservazione all’interno dell’edificio». Il collegio triestino (con sentenza depositata nel novembre 2012) ha accolto le motivazioni sollevate dal legale, che aveva evidenziato «l’illegittimità del modus procedendi della Soprintendenza in termini sia di difetto di motivazione che di istruttoria».

Paradossalmente, inoltre, nel ’96 la Soprintendenza aveva autorizzato al precedente proprietario un progetto (poi non realizzato) che destinava lo stesso edificio tutelato a “ospitalità extra alberghiera” e che – come aveva rilevato il collegio triestino – avrebbe probabilmente inciso in maniera ancora più impattante rispetto al successivo progetto. Autorizzazione che, sottolinea sempre il Tar, non era scaduta, come avrebbe riferito invece la Picchione.

Si tratta di una vicenda che si è chiusa con un lieto fine e «consentirà – sottolinea l’avvocato Billiani – l’utilizzo di un importante elemento del patrimonio architettonico e storico locale, diversamente destinato al completo e inesorabile degrado e abbandono».

É del 19 giugno, invece, la sentenza emessa dal Tribunale amministrativo regionale che annulla un altro diniego, relativo a un’autorizzazione paesaggistica a firma sempre della soprintendente Picchione finita nel mirino della Procura di Trieste, impugnato ancora dall’avvocato Billiani.

In questo caso, si tratta della ristrutturazione di un immobile di pregio, situato in viale Miramare a Trieste, che era stato acquistato nel 2010 da Sonia Jurman e Roberto Bressan con l’intento di sistemarlo.

«Nonostante la Commissione paesaggistica del Comune di Trieste avesse rilasciato parere favorevole, la Soprintendenza – fa sapere il legale – aveva rigettato l’istanza non fornendo in alcun modo le ragioni sottese a tale diniego (difetto di istruttoria, difetto di motivazione)».

L’istanza originaria presentata dai ricorrenti, tra l’altro, risaliva al giugno 2012 e il loro progetto aveva subito modificazioni nel tentativo di recepire i suggerimenti della Soprintendenza. Quest’ultima, secondo il collegio triestino, «non fornisce alcun elemento per ricostruire l’iter logico giuridico che ha seguito per giungere a ritenere che l’intervento proposto, nonostante le modifiche, continuasse a presentarsi come un’aggiunta incongrua all’edificio esistente e quindi non permette ai privati di comprendere in che modo il progetto di intervento possa riuscire effettivamente ad armonizzarsi con l’esistente, in conformità agli opinamenti della Soprintendenza».

Anche per questa vicenda il Tar ha condannato la Sopritendenza al pagamento del contributo unificato.

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