Il panettiere di Codroipo che ama le foto, così Sambucco incanta l’Argentina

Negli scatti del professionista le montagne friulane: ha esposto a Buenos Aires. «Passione che ho da ragazzo: quando portavo le pagnotte mi fermavo a osservare le vette»

Pierina Gallina
Il fotografo Gino Sambucco
Il fotografo Gino Sambucco

Il fotografo Gino Sambucco inizia alla grande il 2025 con la mostra personale a Buenos Aires, curata dal critico internazionale Salvo Nugnes e dottor Marcel, già alto funzionario del ministero della Cultura.

Ospitata al Centro di cultura della capitale dell’Argentina ha già riscosso un grande successo, di pubblico e stampa, confermando Sambucco, tra le voci più apprezzate del panorama artistico contemporaneo.

La mostra rappresenta anche un’occasione per immergersi nel suo universo creativo, dove talento e sensibilità si fondono in una visione artistica di grande intensità.

A Codroipo, città dove è nato nel 1952 e dove risiede, Sambucco è noto per il suo panificio e pasticceria in via XXIX Ottobre, dove continua l’operato di tante generazioni. Il capostipite era nato nel 1665, come dichiara l’albero genealogico. Ma Gino non ha solo mani che con maestria impastano il pane per il suo forno.

Le sa usare con sapiente competenza e passione anche per fermare in magici click la vita e le sue adorate montagne. Sì, perché la fotografia è la sua passione, mai tradita dal 1968, quando “marinava” la scuola per andare a immortalare quelle friulane prima e le Dolomiti del bellunese poi. Andava a consegnare pane e si fermava, incantato, a osservarle.

E che cosa aveva scoperto? Che mostravano volti quasi umani, davanti ai quali si intenerisce e si emoziona ancora. E così, scatto dopo scatto, ha messo insieme un archivio di tutto rispetto, con oltre ventimila foto digitali, senza contare le precedenti.

Gino è anche affidabile memoria storica della Codroipo di oggi e di ieri, appassionato di persone ed eventi che hanno reso speciale questo Comune e li ricorda tutti, molti dei quali sono documentati dalle sue fotografie. Ecco, allora, spuntare nomi come “Checo Mat”, il poeta Giacomini con la casa piena di libri, lo zio “Tarzan” e molti altri. Grazie alle sue fotografie, Gino è andato davvero lontano. Non solo a Buenos Aires.

Numerosi, e di tutto rispetto, sono inoltre i riconoscimenti meritati. Per esempio il premio Pasolini a Spoleto Arte, presentato da Vittorio Sgarbi e Francesco Alberoni, la mostra “Oltre la realtà, la fantasia” a Belluno e a Milano, che ha affascinato pubblico e stampa grazie alla logica di far andare a braccetto immaginazione e divertimento.

I suoi scatti lo hanno portato anche a coniare il titolo “Mitici&Dolomitici”, un nome a cui ha affidato la fortuna di molte sue mostre e sotto cui raduna migliaia di fotografie.

Egli, infatti, sa fermare quei giochi di luci e ombre che si creano sui pendii, quei profili e quei contorni delle cime che fanno credere di scorgere un viso o un animale di roccia e neve.

Sta di fatto che le sue immagini suscitano forti emozioni e questo è dovuto anche all’impiego di tecniche digitali, per esempio la pittografia, che permettono di suscitare curiosità nello spettatore, coinvolgendolo in un gioco di sogni e fantasia.

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