Il parroco di Campoformido: «Pochi partecipano, c’è Udine»

CAMPOFORMIDO. Il comune cresce, ma non molto, come abbiamo mostrato con i dati 2015: 23 cittadini in più, per il Comune del Trattato, sono quasi un vanto. Viabilità, servizi, risorse paesaggistiche,...
Di Paola Beltrame

CAMPOFORMIDO. Il comune cresce, ma non molto, come abbiamo mostrato con i dati 2015: 23 cittadini in più, per il Comune del Trattato, sono quasi un vanto. Viabilità, servizi, risorse paesaggistiche, infatti, non consigliano espansioni: sono gli indirizzi dell’esecutivo di Monica Bertolini e prima del sindaco Andrea Zuliani. A Campoformido si sta bene così.

Come riferito, l’ingresso di nuovi venuti è contenuto, problemi sociali non sono un’emergenza. La conferma viene dai volontari impegnati nel sociale e dalle parrocchie. «Non problemi significativi – dice il parroco di Campoformido e Bressa, don Giuseppe Pellizzer –, i nostri gruppi Caritas seguono alcune famiglie». Come è cambiata nel tempo la gente dal lato aggregativo e religioso? «Realtà diverse – dice don Giuseppe –: Campoformido non è Bressa. Nel capoluogo la strada è micidiale. Una volta ci si conosceva tutti e si partecipava. Ora parecchi, anche per funzioni religiose, gravitano su Udine. I centri commerciali ci hanno tolto la domenica. I bambini vengono a catechismo fino a un certa età, poi ci sono gli sport». Quanto a senso di appartenenza, don Giuseppe nota che c’è un’isola, il Villaggio Azzurro, abitato da militari e addetti della base di Rivolto con famiglie che non si integrano col resto. «Ma se poi si trasferiscono – rileva il parroco – è una sofferenza interrompere i legami».

Sandra Dreolini coordina il gruppo Caritas nel capoluogo: «Aiutiamo alcune famiglie, di friulani e non, con il banco alimentare e fondi del mercatino. La parrocchia era disponibile per una famiglia di richiedenti asilo, ma sono solo single».

Rosina D’Agostini a Bressa: «Seguiamo alcuni nuclei con donazioni, scambiamo vestiti per bambini. Non problemi gravi. Il paese non è più quello: la chiesa teneva insieme, ma i nuovi residenti non fanno radici, non sentono la comunità».

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