Il Passo di Monte Croce è irraggiungibile, tempi lunghi per riaprire la strada

Dopo la frana che ha distrutto cinque tornanti arriva l’Anas. Il vicesindaco: attendiamo risposte

Alessandro Cesare
I tornati distrutti e la strada chiusa a Paluzza verso il passo di Monte Croce Carnico dopo la nevicata della notte fra sabato e domenica
I tornati distrutti e la strada chiusa a Paluzza verso il passo di Monte Croce Carnico dopo la nevicata della notte fra sabato e domenica

PALUZZA. La neve ha soltanto ricoperto le ferite sulla strada che da Paluzza conduce al passo di Monte Croce Carnico. La grande frana che si è staccata da uno dei versanti rocciosi sopra l’ultima galleria, infatti, ha lasciato un segno indelebile, creando danni ingentissimi, spazzando via cinque tornanti e manufatti in cemento, con tempi molto lunghi per il ripristino della viabilità.

Lunedì 4 dicembre i tecnici dell’Anas, ente proprietario della statale 52bis Carnica, sono attesi a Paluzza, dal vicesindaco reggente del Comune, Luca Scrignaro.

Piogge torrenziali, crollano i tornanti della strada tra Paluzza e passo di Monte Croce

Ci sarà anche la ditta incaricata di rimuovere una parte del materiale in modo da riuscire ad avvicinarsi al fronte della frana per ipotizzarne un intervento di messa in sicurezza.

Oltre all’interruzione del collegamento transfrontaliero con l’Austria, il crollo ha distrutto una parte della sentieristica verso il Pal Piccolo (la mulattiera 401) cancellando anche la palestra di roccia posizionata sulla scogliera sinistra del passo di Monte Croce.

Un luogo simbolo per gli appassionati della disciplina, che negli anni Ottanta, grazie alle prime edizioni di Arrampicarnia, ha visto protagonisti Manolo, Beat Kammerlander, Mauro Corona, solo per citarne alcuni.

Una manifestazione riproposta di recente, con la partecipazione di altri grandi nomi dell’arrampicata: Alessandro Zeni, Adam Ora, Jacopo Larcher, Silvio Reffo.

In tanti domenica sono arrivati fino al punto dove la strada è chiusa, scattando foto alla montagna ferita. C’era anche Scrignaro: «Attendiamo il sopralluogo con i tecnici dell’Anas per capirne di più. Certamente si prospettano tempi molto lunghi.

Ci siamo sentiti anche con i colleghi di Kötschach-Mauthen – dice il vicesindaco –, ma in questa fase non siamo in grado di dare informazioni dettagliate. Bisogna aspettare».

E poiché la riapertura non sarà immediata, tornano in auge i vecchi progetti alternativi alla strada verso il passo. Ad esempio la galleria verso l’Austria o la variante che dal terzo tornante segue il tracciato della vecchia strada romana, interessando un altro versante per raggiungere il passo, più sicuro rispetto a quello franato.

E pure la stampa austriaca, domenica, è tornata sull’ipotesi di tunnel per unire i versanti di Paluzza e Kötschach-Mauthen, dando sostanzialmente per definitiva la chiusura della strada travolta dalla frana. Un’arteria molto utilizzata soprattutto nei mesi estivi.

Realizzata all’inizio degli anni Trenta, ha coinvolto nella costruzione oltre tremila persone. «È una strada fatta bene – assicura Luca Piacquadio, direttore del museo della Grande guerra di Timau –, ma non adatta a un traffico pesante, intensificatosi negli ultimi decenni.

Per il nostro museo rappresenta un collegamento essenziale: sono migliaia i visitatori austriaci che raggiungono la struttura. Nel complesso, nell’ultima stagione, tra italiani e stranieri – chiude il direttore – il museo è stato visitato da oltre 10 mila persone».

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