Il Pd “salva” Marsilio e Agnola
UDINE. Il problema non sussiste. In ogni caso, non si pone più. E non abbisogna di essere sottoposto al parere del Consiglio regionale. Dunque, problema rimosso: per alcuni non esisteva nemmeno; per altri è passato in cavalleria.
E quindi Enio Agnola ed Enzo Marsilio non sono incompatibili - avendo entrambi lasciato la carica di presidente delle cooperative che presiedevano (rispettivamente la Forgaria Viva Scarl srl e la Borgo Soandri) - e rimangono pertanto al loro posto di consiglieri regionali nelle fila del Partito democratico. La decisone è stata assunta ieri nel corso della riunione della Giunta per le elezioni chiamata a dirimere la questione.
La giunta delle elezioni
Al termine della riunione, la Giunta delle elezioni, presieduta dal presidente dell’Assemblea regionale, Franco Iacop, si è affidata a un comunicato stampa. Per dire che «dalla documentazione acquisita alla data odierna risulta che le cause di presunta incompatibilità per entrambi i consiglieri sono da ritenersi superate per effetto delle dimissioni esecutive da essi rassegnate relativamente alle cooperative di cui erano componenti del consiglio di amministrazione e presidenti.
La Giunta delle elezioni ha votato a maggioranza (i si è arrivato anche dal leghista Violino) la presa d’atto dell’avvenuta rimozione delle cause di incompatibilità che, secondo la legge regionale 21 del 2004, non dà luogo a successive contestazioni da parte del Consiglio regionale». Due i voti contrari. Quello del consigliere Rodolfo Ziberna (Fi) e quello del consigliere Andrea Ussai (M5s). Il consigliere Santarossa (Ar) si è invece astenuto.
Le opposizioni divise
Secondo Ziberna sarebbe stato necessario investire della questione l’aula e aveva invocato al proposito la legge regionale 21 del 2004, mentre Ussai (M5s) ha insistito sul fatto che i due consiglieri regionali non potevano non essere a conoscenza della propria incompatibilità e dunque ha ribadito che si sarebbero dovuti dimettere.
Ma sulla vicenda è intervenuto anche Alessndro Colautti (Ncd) secondo cui la questione avrebbe avuto bisogno di un supplemento istruttorio per evitare quelle che ha definito strumentalizzazioni. E a margine del vertice è intervenuto nuovamente il capogruppo di Forza Italia, Riccardo Riccardi, che nei giorni scorsi ha presentato una mozione con la quale chiede che la Giunta regionale renda noto l’elenco completo e dettagliato degli incarichi di tutti i consiglieri regionali, degli assessori e del presidente della Giunta.
Ncd: serviva un’istruttoria
Secondo il capogruppo di Area popolare/Ncd, Alessandro Colautti, il voto non unanime della Giunta per le elezioni sui casi di incompatibilità dimostra che «sarebbe stato opportuno un approfondimento istruttorio in modo da poter avere un quadro certo e quindi poter decidere fuori da ogni sospetto, rispetto a posizioni giustizialiste o di opportunismo politico».
Area Popolare/Ncd all’interno della Giunta per le elezioni non ha rappresentanti, «ma la votazione contrastata - ha aggiunto - ha fatto emergere che la nostra linea, di chiedere un supplemento di istruttoria, in considerazione anche della profonda differenza delle fattispecie in questione, sarebbe stata opportuna al fine di arrivare ad una decisione unanime e mettere tutti nella condizione di poter decidere con la completezza dell’informazione, evitando possibili strumentalizzazioni».
M5s: dovrebbero dimettersi
Il pentastellato Ussai ha tenuto a precisare che la posizione del M5s è molto più articolata di quella degli azzurri. «A loro sarebbe bastato arrivare in aula; noi pensiamo che la questione sia molto più complessa perche l’incompatibilità si trascina per Marsilio addirittura dal precedente mandato. Non solo, ma lo stesso Marsilio era anche assessore alla montagna nella giunta Illy e quindi abbiamo più di qualche dubbio a credere a Marsilio quando afferma che non sapeva».
Per Ussai, «al di là delle valutazioni che farà la Procura», rimane il fatto che nel caso entrambi «fossero in buona fede è chiaro che la legge, soprattutto per un consigliere regionale non ammette ignoranza alcuna. L’incompatibilità inizia nel giorno della proclamazione degli eletti. Ed entrambi avrebbero dovuto dimettersi dalla carica di presidenti delle due cooperative». Infine,il M5s punta il dito sul vuoto normativo «perché questa fattispecie sull’incompatibilità non è contemplata dalla legge com’era emerso anche per il caso di Mazzolini».
FI: regalo all’antipolitica
L’affondo più duro alla decisione della giunta per le elezioni arriva da Riccardi. Secondo cui «il centrosinistra, impedendo al Consiglio di affrontare il caso di incompatibilità del consigliere Agnola, si è reso protagonista di un grave atto di arroganza.
Chi in giunta delle nomine non ha voluto che l’aula si occupasse del tema fa come Ponzio Pilato: se ne lava mani, mandando tutte le carte alla Magistratura». Così per Riccardi, ancora una volta, «assisteremo allo sconfortante spettacolo della politica che si fa regolare i conti dai Tribunali.
Un atteggiamento politicamente irresponsabile. Di fronte a quanto accaduto, comunque, delle due l’una: o la responsabilità è di chi aveva il compito di vigilare e non ha contestato al consigliere questo doppio ruolo, oppure la colpa è dello stesso Agnola, il quale ha continuato ad esercitare la funzione di amministratore di cooperativa - beneficiata economicamente dalla Regione - nonostante l’intervento della struttura burocratica preposta al controllo».
Ciitadini: no all’emotività
E sulla vicenda c’è da registrare la posizione dei Cittadini che non soltanto “assolvono” in toto i due consiglieri, ma quasi quasi li additano ad esempio. «Sotto l’aspetto politico - hanno sottolineato i consiglieri dei Cittadini, Paviotti, Edera e Gregoris - vogliamo evidenziare come l’assunzione di una carica amministrativa in associazioni o enti territoriali non possa e non debba essere equiparata a un conflitto di interessi».
In molti casi, infatti - hanno precisato - «l’opera può essere prestata alla propria comunità per generosità e per senso di appartenenza. Sappiamo bene che chi vuole invece deliberatamente realizzare comportamenti illeciti evita di mettersi in prima fila. Si tratta di quel famoso “mondo di mezzo” di cui tanto si parla di questi tempi».
Il Pd non commenta
I dem non commentano, o, meglio, lo avevano fatto per bocca del capogruppo, Diego Moretti, nel corso della conferenza stampa convocata per difendere i due colleghi di partito. Più volte in questi giorni – e lo ha ripetuto anche ieri - Fi ha tirato per la giacca la presidente Serracchiani.
«Rimaniamo in attesa di una sua esternazione», ha riferito Riccardi. Intanto, la vicenda nei giorni scorsi è approdata in Procura dopo l’invio della documentazione da parte degli uffici, ma il vero nodo è l’opportunità politica. Che i maestri della repubblica chiamavano anche galateo istituzionale.
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