Il Pd scarica Pedrotti sulle nomine
PORDENONE. Il Pd scarica il sindaco sulle nomine della fiera. Lo scarica sulla scelta del presidente – Roberto Ongaro - che proprio del Pd è espressione e lascia alla civica il Fiume, la difesa d’ufficio. Il consiglio comunale di ieri si è aperto con il fuoco amico per il sindaco Claudio Pedrotti.
Il primo a sganciare la bomba dopo le comunicazioni del sindaco non è stato, come si poteva immaginare, il consigliere del Pdl-Fratelli d’Italia, Francesco Ribetti (che ha già presentato un’interrogazione in merito), bensì il capogruppo del partito più vicino al sindaco.
«Attraverso la procedura a curricula – ha evidenziato Fausto Tomasello – lei ha esercitato le sue prerogative. Ma nel merito potrei e potremmo anche non essere d’accordo». E non per ragioni personali nei confronti di Ongaro ma perché «in un momento come questo era importante esprimere una personalità che fosse del territorio».
Nessun altro nel Pd ha aggiustato il colpo – nemmeno la neosegretaria Daniela Giust che proprio ieri è entrata in consiglio – a sancire una bocciatura del partito e non personale. Tomasello ha poi ringraziato Giorgio Zaia e Alvaro Cardin – il primo a farlo era stato lo stesso Pedrotti – così come hanno fatto Giovanni Del Ben (dell’omonima lista), che si è espresso con favore anche sulla scelta di Ongaro, ed esponenti dell’opposizione.
A ringraziare l’ex sindaco «che è un’istituzione che cammina per le strade» ha detto Pasut del Ponte (anche se nelle precedenti nomine non era stato conciliante con la riconferma di Cardin) sono stati anche Franco Dal Mas (Fi) e Mauro Tavella (Nuova Pordenone). Bordate a Pedrotti da Ribetti e da Piccinato, che avrebbe preferito un giovane da formare, anche a costo zero, mentre la difesa è toccata a Bianchini del Fiume che ha ripreso le parole di Giovanni Del Ben: «Avere a cuore la realtà fieristica non vuol dire scegliere uno di casa, ma qualcuno che possa innovare».
Roberto Freschi (Vivo Pordenone) non si è soffermato, per ovvi motivi, sul ringraziamento al leader del suo partito – «di cui non parliamo al passato perché Cardin non smetterà di essere opinion leader» – però ha ricordato che «lui ha sempre difeso la pordenonesità con l’idea di apertura al nuovo, non di ripiegamento. Credo che il sindaco possa dire di aver operato in autonomia. Se c’è un punto debole della procedura è il numero basso dei curricula, appena 7, arrivati. La sfida è trovare persone che abbiano voglia di mettersi in gioco».
«Non condividiamo la scelta di Ongaro – ha spiegato Tavella – perché pensiamo che ci fossero altre persone capaci nel territorio e c’è già l’amministratore delegato, Piccinetti, che non è del territorio».
E Dal Mas: «Capisco l’imbarazzo di Tomasello nell’ascoltare il sindaco che ci dice che il presidente è stato scelto in base al curriculum. Caro Pasut – ha ironizzato – tutti siamo grati ad Alvaro. Ma se oggi c’è un’istituzione che cammina, è Pedrotti che assomma il 60 per cento degli azionisti. Solo che lei, sindaco, non viene percepito come uomo di Pordenone». (m.mi)
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