Il pipistrello “greco” individuato nel Tarvisiano

Il Vespertilione di Alcathoe è presente in poche zone europee. Lo zoologo Lapini: completato il monitoraggio, 31 tipi in regione

TARVISIO. Una nuova specie di pipistrello vola nei cieli di Tarvisio. Il Vespertilione di Alcathoe (Myotis alcathoe) descritto, nel 2001, in una forra greca, «è un piccolo vespertilione europeo dedicato, per la sua struttura minuta, alla ninfa Alcathoe, figlia di Minia, tramutata in pipistrello perché aveva rifiutato le sue grazie a Dioniso. È la terza nuova specie tra le 31 censite in Friuli Venezia Giulia».

Così descrive la scoperta Luca Lapini, zoologo del Museo di storia naturale al quale la Regione ha affidato il monitoraggio dei pipistrelli. Un lavoro effettuato con vari enti di ricerca e associazioni (le foto che pubblichiamo riguardano alcune specie di pipistrelli catalogate in Friuli dal Museo friulano di storia naturale e sono tratte da "Ali nella notte" di Luca Lapini e Luca Dorigo).

L’attenzione sul Tarvisiano si è focalizzata in un secondo momento per studiare la fauna e i chirotteri delle terre di confine, in bacino Danubiano.

Solo nel Tarvisiano sono state censite 18 specie salite a 19 con la nuova che, prima dell’individuazione in Friuli, era stata segnalata solo in Abruzzo, Campania, Basilicata e in poche altre zone d’Europa. La nuova scoperta fa salire a 31 anche il numero delle specie di pipistrelli catalogate in regione, dove nidificano questi animali notturni.



Il Vespertilione di Alcathoe è un piccolo pipistrello, la lunghezza del suo corpo compresa la testa raggiunge al massimo 44 millimetri. Il suo peso arriva a 6 grammi.

Durante l’estate si rifugia all’interno di alberi cavi e nelle grotte, mentre nella stagione invernale entra in ibernazione probabilmente in ambienti sotterranei. Ed è proprio nelle grotte del Tarvisiano, che Lapini e Renato Pontarini (Progetto lince Italia) hanno visto e catalogato il pipistrello “mitologico”.

Lapini illustra la scoperta con l’entusiasmo del ricercatore impegnato da tempo nel monitoraggio delle specie di pipistrelli segnalate in Friuli Venezia Giulia.

«Nel mondo – continua Lapini – esistono 1.300 specie di pipistrelli, che nell’insieme costituiscono un quinto dei mammiferi conosciuti e più di un terzo dei mammiferi italiani».

Voluto dalla Regione, il monitoraggio ha consentito di catalogare questi volatili a rischio estinzione e per questo di interesse comunitario. I chirotteri sono elencati, infatti, negli allegati II e IV della direttiva Habitat 792/43 Cee, diventata una sorta di vangelo per la tutela della flora e della fauna selvatica.

In Italia la direttiva è stata recepita con il Dpr 357/1997 come le convenzioni di Berna (1979) e Bonn (1991) che hanno imposto l’accordo Eurobats sulla conservazione dei pipistrelli europei. Su questi paletti fa leva la catalogazione effettuata in collaborazione con l’università di Lubiana, il personale del Corpo forestale regionale e altri collaboratori.

«Quest’attività – fa notare Lapini – ha consentito di quintuplicare i dati disponibili: abbiamo scoperto due nuove specie, il serotino di Nilsson e il molosso di Cestoni. Alla fine dell’attività le specie segnalate sono quindi salite a 30 per arrivare a 31 con la recente scoperta ancora in fase di studio».

La ricerca sui chirotteri del Tarvisiano, seguita da Lapini e Pontarini, sarà pubblicata a breve sulla rivista scientifica “Gortania” del Museo friulano di storia naturale di Udine.

«Si tratta di una fauna straordinaria, che riflette la grande biodiversità della Regione dovuta sia alla sua varietà ambientale, sia alla sua posizione geografica. In questa terra si registra una sovrapposizione di domini biogeografici (Balcanico, Insubrico, Centroeuropeo e Mediterraneo), caratterizzati da comunità animali e vegetali molto diverse».

Tutto questo – Lapini lo ribadisce – «spiega i valori di biodiversità particolarmente elevati di questa terra, vero e proprio crocevia di bestie e genti».

I dati raccolti vengono utilizzati per la rendicontazione sessennali e dello stato di conservazione delle specie protette dalla direttiva Habitat, che il Museo friulano di storia naturale segue con particolare riferimento alle 63 aree protette del Friuli Venezia Giulia. Molte di queste sono incluse nella rete di protezione internazionale “Natura 2000”.

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