Il posto al figlio del collega: condannato Raimondo Strassoldo
UDINE. Condanna a 4 mesi e 20 giorni di reclusione (pena sospesa) per l'abuso d'ufficio e assoluzione "perché il fatto non sussiste" per la tentata falsità ideologica in atti pubblici: è la sentenza con la quale il gup di Udine ha chiuso il processo a carico del professor Raimondo Strassoldo Graffemberg, 71 anni, docente di Sociologia dell’arte dell’università di Udine, per la vicenda che lo aveva visto cercare di fare assegnare al figlio di un collega un posto di ricercatore.
Il giudice Roberto Venditti, di fronte al quale il processo è stato celebrato con rito abbreviato, ha inoltre dichiarato l'imputato interdetto dai pubblici uffici per un anno. Il pm Barbara Loffredo aveva chiesto una condanna a un anno di reclusione, mentre il difensore, avvocato Duccio Valente, aveva sollecitato sentenza di assoluzione con la formula più
I fatti risalgono al periodo compreso tra il maggio e il luglio del 2011, quando una segnalazione - circolata anche attraverso una rivista specializzata in Psicologia - mise in moto la macchina investigativa. All’epoca, Strassoldo era stato nominato presidente della commissione che avrebbe dovuto seguire la procedura di valutazione comparativa per la copertura di un posto di ricercatore universitario per Sociologia dei processi culturali e comunicativi, alla facoltà di Lingue e letterature straniere dell’ateneo di Udine.
Ebbene, invece di sottoscrivere il verbale nel quale sarebbe stata certificata la superiorità del punteggio ottenuto da Emanuela Emilia Rinaldi, ossia la candidata risultata più brava e qualificata per quel posto, Strassoldo avrebbe esercitato il proprio potere «per finalità estranee e, in particolare, per favorire il candidato Marco Orioles». Cioè il figlio di un altro docente dell’università di Udine.
Due, secondo la ricostruzione accusatoria, gli “snodi” della vicenda. Prima, nelle sedute del 7 e 20 maggio, Strassoldo si era rifiutato di firmare i verbali della commissione e la relazione finale, condizionando la propria adesione alla modifica dei punteggi attribuiti ai candidati, in modo tale da fare risultare vincitore Orioles.
Poi, nella seduta del successivo 6 luglio convocata per risolvere l’“impasse”, aveva presentato alle altre due componenti della commissione una bozza di verbale della seduta del 20 maggio, che avrebbe dovuto sostituire il precedente e nel quale sarebbe stato riferito del suo (finto) disaccordo rispetto alla serietà del lavoro compiuto due mesi prima e invitato le colleghe «a dedicare adeguato tempo alla valutazione delle pubblicazioni dei candidati». Offrendo in tal modo, insomma, alle altre due esaminatrici una facile via d’uscita per tornare sui propri passi e favorire a loro volta la vittoria del suo “pupillo”.
Così non è stato. Lungi dal cedere alle richieste del presidente, le due colleghe non avevano cambiato di una virgola le rispettive valutazioni. E Strassoldo, a sua volta determinato a spuntarla, aveva continuato a rifiutarsi di sottoscrivere il verbale di maggio. Risultato: da una parte, la scadenza dei termini della procedura e la formazione di una nuova commissione e, dall’altra, la denuncia dell’episodio ai carabinieri. Va da sè come la nuova selezione si concluse poi - questa volta senza “interferenze” - con l’assunzione della Rinaldi.
Nel procedimento, l’ateneo figurava parte offesa. Non a caso, tra i testimoni sentiti dagli investigatori nel corso delle indagini preliminari come persone informate sui fatti ci fu anche l’allora rettore, Cristiana Compagno.
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