Il Premio Luchetta ha scelto i vincitori

L’annuncio a Roma dei prescelti per l'edizione 2011. Sono Pierre Monégier, Giusi Fasano, Arne Perras e Monika Bulaj

ROMA. I bambini talpa dell’India costretti a lavorare nelle miniere di carbone a meno di un euro al giorno, i piccoli giapponesi traumatizzati dal devastante terremoto, i bimbi di minoranza ismaelita in Afghanistan: sono loro, i bambini, i protagonisti di reportages, articoli di giornale e scatti fotografici vincitori del Premio Marco Luchetta 2011. Ad aggiudicarsi quest’anno il riconoscimento intitolato al giornalista che il 28 gennaio 1994 morí a Mostar (Bosnia Erzegovina) colpito da una granata insieme ad Alessandro Ota e Dario D’Angelo, sono Pierre Monégier di France2 per il miglior reportage televisivo e Giusi Fasano del Corriere della Sera per il miglior articolo di giornale italiano. Premio Dario D’Angelo a Arne Perras, della Sueddeutsche Zeitung per il miglior articolo di giornale straniero. Premio Miran Hrovatin a Monika Bulaj per la miglior immagine fotografica.

«Questo premio lo consideriamo un patrimonio della Regione Friuli Venezia Giulia»: cosí il governatore Renzo Tondo ha commentato, ieri a Roma nella sede della Regione, l’annuncio dei vincitori. «Questa edizione – ha osservato Tondo – cade all’indomani della cattura di Mladic, un ulteriore passo avanti per dare giustizia a chi è stato vittima della guerra e per rendere onore ai giornalisti che hanno perso la vita nei conflitti». Il direttore di Raiuno, Mauro Mazza, che presiede la giuria del Luchetta, ha detto che la Rai «è orgogliosa di sostenere un premio» che ricorda giornalisti e operatori coraggiosi, mentre «spesso la pigrizia si impadronisce di chi fa questo mestiere e rimane prigioniero delle scrivanie».

Il Luchetta, che ricorda anche le tragiche scomparse di Miran Hrovatin e Ilaria Alpi, assassinati a Mogadiscio pochi mesi dopo la morte di Luchetta, Ota e D’Angelo, premia dunque, per «l’opera di sensibilizzazione sui bambini vittime di ogni forma di violenza», il lavoro di giornalisti impegnati in prima linea. Il giovane vincitore per la sezione Tv, Pierre Monégier, ha realizzato un reportage sui bambini talpa di Meghalaya, remota provincia nel Nord-Est indiano: servizio che vince anche nella categoria per le migliori immagini con l’assegnazione del premio Ota al cineoperatore di France2 Dominique Marotel. Un doppio riconoscimento, per un’incisiva testimonianza che illumina un territorio dimenticato dal mondo, in cui oltre settantamila bambini dai 9 ai 14 anni sono costretti a lavorare nelle miniere di carbone in condizioni di estremo pericolo.

Alla giornalista italiana Giusi Fasano il riconoscimento va per l’articolo, pubblicato dal Corriere, La classe dei trenta bambini che aspettano ancora i genitori, sul dramma di un’intera classe di bimbi giapponesi che, dopo il terremoto e lo tsunami, hanno perso completamente la parola nell’angosciante speranza di rivedere i propri genitori. La freelance Monika Bulaj si è imposta per la migliore immagine fotografica: uno scatto pubblicato su East che ritrae i bambini ismaeliti dell’Afghanistan.

E ancora il giornalista Arne Perras (Sueddeutsche Zeitung) ha vinto per un’indagine sul Sud Sudan, regione prossima ad acquistare la piena indipendenza, un racconto di guerra intessuto nella vicenda personale di Daniel Deng, bambino soldato dell’esercito sudanese, tornato nel suo Paese dopo aver perso l’uso delle gambe, ma determina to a offrire il proprio contributo alla ricostruzione. Infine, all’astronoma Margherita Hack va il premio speciale Luchetta, per «l’attività scientifica e divulgativa in favore dei bambini e l’impegno civile a sostegno dei valori di pace, fratellanza e solidarietà».

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