Il primo Bastianich d’Italia «È il nostro regalo al Friuli» - LE FOTO

Parla la grande cuoca: «Grazie a questa terra e al Belpaese abbiamo portato tanti tesori nel mondo. Ora vogliamo restituire le esperienze raccolte»
Cividale 3 Aprile 2013. Lidia Bastianich e la sua azienda. Telefoto copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Cividale 3 Aprile 2013. Lidia Bastianich e la sua azienda. Telefoto copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

CIVIDALE. Potevano scegliere Milano. O anche Roma. Oppure la Toscana. O il Piemonte. Invece no. Hanno voluto fortissimamente investire in Friuli. Ancora e ancora. Dopo averlo già fatto con la tenuta vitivinicola di Gagliano e gli altri vigneti acquistati a Buttrio, a Manzano e a Ipplis. Aprirà infatti quest’estate a Cividale, in località Darnazzacco di Gagliano, ai piedi dei loro terreni, il primo ristorante in Italia della famiglia Bastianich, dopo gli oltre 20 aperti tra Usa, Hong Kong e Singapore. Joe e sua madre Lidia, nel momento in cui è maturato il progetto, non hanno avuto dubbi. Il locale nasce come naturale estensione dell’azienda vitivinicola.

E per loro quindi poteva esserci solo un posto dove dare concretezza a questa nuova avventura. La “loro” terra cividalese. Il luogo in cui hanno deciso di fare passare le ferie anche alle nuove generazioni di Bastianich, per rafforzare un legame nato da un innamoramento per una terra in origine non loro e pian piano consolidatosi in molto di più.

A parlare di tutto ciò è la stessa Lidia Matticchio Bastianich, 66 anni (che in realtà sembrano poco più di 50), chef di primo rango, famosissima negli Usa grazie ai suoi successi in cucina, in tv e in libreria, mamma di Joe, diventato altrettanto celebre in Italia grazie alla trasmissione “Masterchef”. Lidia in questo giorni è a Gagliano per seguire il cantiere del nuovo locale. Deve scegliere l’allestimento delle pareti, controllare il legno dei pavimenti delle quattro stanze della “locanda” che sarà ospitata sopra il ristorante e, ancora, verificare il colore della cucina in parte a vista («tutta rossa, bellissima» svela, mentre le si illuminano gli occhi).

. Signora Lidia, lei in realtà è istriana. Poi esule a Trieste. Quindi emigra negli Stati Uniti ancora giovanissima. Perchè il Friuli?

«Già dai tempi del “Buonavia”, il nostro primo ristorante, tornavamo ogni anno in Italia. Erano viaggi soprattutto di “istruzione”. Visitavamo i migliori luoghi legati all’agroalimentare. E il Friuli è stato uno dei posti che non è mai mancato in questi tour. Qui ci sentivamo e ci sentiamo a casa. Negli anni abbiamo stretto amicizia con i Felluga. Sulla Land Rover di Livio abbiamo percorso in lungo e in largo il Friuli e soprattutto il Collio e il Cividalese. Ma mi ricordo anche le visite alla cantina Collavini. La consocenza dei Nonino, l’amicizia con il giornalista Isi Benini, fino poi ai legami più recenti come con Valter Scarbolo. E molti altri...»

Non avete paura che un locale così decentrato sia un progetto a rischio?

«Studiamo questa idea da sei anni. Prima di ogni nuovo passo siamo abituati a elaborare dei business plan precisi. Ma ogni nostro progetto nasce anche dalla passione. In questo caso la passione per questa terra. Abbiamo portato il Friuli e l’Italia negli Usa e nel mondo con gli altri nostri locali e con il nostro vino prodotto qui (trasformando un sogno in realtà) e venduto ovunque. Ora vogliamo noi regalare qualcosa al Friuli e ai clienti dell’azienda, creando questo locale».

Che tipo di locale sarà?

«Un po’ fuori dagli schemi. Ci sarà una decina di tavoli e un’ampia zona bar. Le materie prime saranno locali. Ma non sarà un ristorante friulano nè italiano. Lo chef e il cuoco dei dolci sono americani e arrivano dal nostro ristorante di punta di New York, “Del Posto”. E anche il manager, Andrea Sbrizzo, proviene da “Del Posto”, anche se era partito proprio dal Friuli. Il cibo quindi avrà un po’ di influenza americana o meglio italo-americana. Tra i piatti poi non mancherà il vero “burger”. Avremo poi un’intera parete allestita come una libreria ma fatta di bottiglie».

Già deciso il nome?

«Si chiamerà “Dall’Orsone”, un omaggio a questi luoghi. Il monte qui sopra si chiama così».

Molti imprenditori locali “scappano” all’estero, denunciando unaa burocrazia e un fisco italiano sempre più soffocanti. Voi il contrario. Qual è il segreto?

«Qui avete due tesori reali: la professionalità e la grande creatività. Il segreto forse è concentrarsi su questi due grandi aspetti positivi».

L’appuntamento per il taglio del nastro è a fine luglio?

«Mi ha appena chiamato Joe dagli States preoccupato per i tempi dei lavori. Mi ha detto che Gordon Ramsey (l’altro giudice di Masterchef Usa e protagonista di vari cooking show) vorrebbe venire a girare qualcosa qui in luglio. Ce la facciamo. Ho appena messo il pepe addosso a operai e impresario. Dobbiamo farcela!».

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