Il primo voto dei millennials tra dubbi e incertezze: "La politica? Distante da noi"

UDINE. Arrivano al seggio con la scheda elettorale in mano. Emozionati, ma non troppo. Certo, consapevoli della responsabilità che hanno. La prima votazione, la prima volta che si recano alle urne. E quella sensazione, da questo momento, di essere un po’ più adulti e meno ragazzi.
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Matteo da Palazzolo
Sono le 15.30. E ai seggi della scuola media di Palazzolo dello Stella arriva Matteo D’Altilia, 18 anni compiuti il primo gennaio, studente all’Enaip Fvg di Pasian di Prato. Ti senti pronto? gli chiediamo. Sorride. «Abbastanza dai – dice –. Mi sono informato su internet, ho visto qualche video dei candidati, ho letto che cosa proponevano e diciamo che non avevo ancora le idee molto chiare fino all’ultimo, comunque alla fine ho deciso chi votare». Al suo seggio, non c’è fila a quell’ora.

Entra e in pochi minuti vota. Dice che con i suoi amici non parla molto di politica, «abbiamo altre priorità noi giovani, la scuola e il lavoro innanzitutto». «La politica con tutti i suoi leader di partito – aggiunge – per noi è ancora qualcosa di distante». Lo zio, Franco D’Altilia, è il sindaco del Comune. «Ci siamo visti in questi giorni ma non abbiamo parlato di politica» ammette Matteo. «Comunque questo per me è stato il primo voto e di certo non lo dimenticherò» aggiunge prima di salutarci.
LE ANALISI DEL VOTO
Sara da Marano
Sara Formentin arriva alla scuola elementare di Marano Lagunare insieme alla mamma Cristina, alla zia Elisabetta e a un’amica. Dice di essere stata per molto tempo indecisa «ma poi alla fine ho votato chi ha espresso delle idee in cui più mi riconosco anche se la politica resta un mondo ancora lontano da noi». Dopo il liceo Marco Belli di Portogruaro vorrebbe studiare all’Università Lingue e Letteratura orientali. «Ecco mi piacerebbe che il futuro presidente del Consiglio – spiega – pensasse di più a noi giovani soprattutto per quanto riguarda il lavoro». La mamma la guarda con orgoglio. «Questo è un momento molto importante della sua vita anche perché andare a votare è un diritto fondamentale per contribuire a migliorare questo Paese – afferma –, è la sua prima votazione che di certo non potrà dimenticare».
Accanto a Sara c’è una sua amica, anche lei diciottenne. Ne hanno parlato a scuola della nuova legge elettorale. E poi «ci siamo informati sui siti web, sui social e guardando la tv». Se ne vanno confrontandosi ancora sul voto. Mamma e figlia, insieme.
PER SAPERNE DI PIU':
Gaia da Udine
Loro, i neo diciottenni tra speranze e paure, tra progetti e sogni. Loro, dal 4 marzo più “grandi”. Come Gaia Riabiz che ha votato nella scuola Silvio Pellico a Udine. «Sì, è una responsabilità non da poco» affermano. Non nascondono di essere stati indecisi fino all’ultimo, lo dicono con schiettezza di avere avuto delle perplessità, di non sentirsi rappresentati fino in fondo dai leader di partito e dai vecchi slogan che hanno riempito questa campagna elettorale.

Ci vogliono credere però in questo voto, vogliono credere nel loro Paese. Per questo sono tornati qui, in quelle scuole frequentate da bambini ma con la scheda elettorale in mano pronta per essere timbrata per la prima volta. «Sì, è vero, fa uno strano effetto – affermano sorridendo –, ma questa è una tappa importante della nostra vita». C’è chi è andato da solo ai seggi, chi con i genitori. Tra dubbi e incertezze. Eppure pronti a fare una scelta. Certo, il pensiero ora corre alla scuola, all’Università, al lavoro. C’è un futuro da progettare. In questa Italia che amano e che, no, almeno a loro dire, non vogliono affatto lasciare.

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