Il professor Bearzi: «Restituirò tutto l’affetto ricevuto dalla mia Cividale quando ero in difficoltà»

CIVIDALE. «Sono pronto a restituire tutto l’affetto che ho ricevuto dalla mia Cividale e non solo quando mi sono trovato in difficoltà». Inizia così la chiacchierata con Livio Bearzi, il neo dirigente scolastico dell’istituto tecnico agrario ed economico “Paolino D’Aquileia”, che l’1 settembre riceverà il testimone dal collega Giovanni Francois.
Il suo non è un nome qualunque, tutti lo ricordano come il nome del preside che ha pagato con il carcere per il crollo della casa dello studente provocato dal terremoto a L’Aquila. Un caso che ha fatto e continua a far discutere tutte le volte che un preside si trova a dover gestire un edificio scolastico non a norma dal punto di vista sismico. In quel frangente i presidi sono i primi a evocare il caso Bearzi.
Cosa le ha insegnato quella vicenda finita alla ribalta nazionale?
«Mi ha insegnato che nella vita ci sono delle difficoltà e bisogna venirne fuori. Non è stato facile, spero di aver affrontato al meglio la vicenda anche se non è stato facile».
Si aspettava la mobilitazione di massa per sollecitare la Grazia?
«Assolutamente no, sono rimasto sorpreso dall’affetto che mi è stato espresso anche da persone inaspettate. Quella vicenda mi ha insegnato che quando ti trovi in difficoltà le persone ti aiutano».
È questo uno dei motivi che l’hanno convinta ad accettare la nomina al vertice del Paolini d’Aquileia?
«Mi sono sentito in dovere di farlo, ritengo di dover restituire, con umiltà, l’affetto ricevuto».
Lei poteva continuare a dirigere il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti?
«Potevo restare al Cpi, una nuova scuola che sta venendo avanti anche per la presenza degli stranieri. Devo dire, però, che preferisco svolgere il lavoro tradizionale del preside».
Quanto importante è per lei tornare nella sua Cividale?
«È molto importante proprio perché si tratta della città dove mi trovo bene. A Cividale ho studiato e pur avendo trascorso alcuni anni all’estero, qui ho sempre mantenuto una base. Spero di poter dare un contributo non solo per l’aspetto scolastico e professionale».
In queste ore il suo telefono squilla quasi senza sosta.
«Devo dire che tutti mi stanno chiamando per congratularmi per la nomina».
Da quanti anni è preside?
«Dal 2008, è una professione che stimola in me un continuo rinnovamento. È un lavoro bellissimo».
Come è cambiato il mondo della scuola?
«Diciamo che, in questi ultimi anni, la scuola si sta portando dietro un insieme di sofferenze e la carenza dei dirigenti scolastici è una di queste».
Nonostante le nomine appena effettuate, restano vacanti altre 70 sedi in Regione.
«Purtroppo è così, speriamo che il concorso si concluda nel migliore dei modi».
A proposito di iter burocratici complicati, non ritiene che i presidi siano caricati di troppe responsabilità? La sua esperienza lo conferma.
«Svolgendo questo ruolo dobbiamo assumerci certe responsabilità anche se noi dovremmo gestire gli aspetti didattici ed educativi. Resta il fatto che tutti vogliamo avere scuole e ospedali sicuri, ma per realizzare tutto questo servono risorse e tempistiche adeguate».
Anche la scuola intesa come istituzione è sovra caricata di responsabilità?
«Diciamo che il ruolo della scuola è anche quello di risolvere altri aspetti, certe difficoltà e complessità che si possono vivere all’interno della famiglia o delle comunità inevitabilmente si riversano nell’ambiente scolastico»
E i ragazzi, anche per effetto delle nuove tecnologie, sono cambiati?
«Vedo ragazzi seri e impegnati, bisogna avere fiducia in loro».
E lei quali cambiamenti porterà al Paolino d’Aquileia?
«Sono scatenato, stimolato dal poter percorrere nuove strade. Il Paolino d’Aquileia è una scuola con grandi potenzialità, penso proprio che si possa fare un bel lavoro». —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto