Il proprietario di Villa Miotti patteggia 18 mesi per bancarotta

Nella storica dimora di Tricesimo alloggiò Saadi Al Gheddafi durante la sua militanza nell’Udinese L’imprenditore chiamato a rispondere del crac della Vm, società per la vendita e l’affitto d’immobili
ANTEPRIMA Tricesimo 19 Agosto 2005. Parco e Villa Miotti.Telefoto Copyright FOTO AGENCY ANTEPRIMA Udine
ANTEPRIMA Tricesimo 19 Agosto 2005. Parco e Villa Miotti.Telefoto Copyright FOTO AGENCY ANTEPRIMA Udine
L’azienda si chiamava “Vm srl” e a costituirla, nel 2006, era stato Giovanni Miotti, proprietario dell’omonima storica villa di Tricesimo. Quella, per intendersi, scelta come residenza da Saadi Al Gheddafi, figlio del leader libico, durante la sua breve avvenuta tra le file dell’Udinese calcio. L’attività avrebbe dovuto fiorire nel settore della vendita e locazione d’immobili. Dal 4 febbraio 2016, invece, non esiste più: spazzata via dalla crisi e da un paio di operazioni immobiliari finite male. Un fallimento, quindi, uno dei 96 dichiarati due anni fa dal tribunale di Udine. E uno dei non pochi seguiti anche da una coda penale.


Chiamato a rispondere dell’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta, Miotti, 60 anni, che della società era stato l’amministratore, ha deciso di patteggiare. E il gup Daniele Faleschini Barnaba, ritenendo congrua la pena proposta dal suo difensore, avvocato Valerio Toneatto, con il consenso del pm Claudia Danelon, nell’udienza di ieri l’ha applicata: un anno e sei mesi di reclusione, sospesi con la condizionale. All’imputato, il giudice ha inoltre riconosciuto le attenuanti generiche, in regime di prevalenza sull’aggravante contestata (più fatti di bancarotta), alla luce della «non particolare gravità dei fatti» e «del comportamento processuale» tenuto. Nel procedimento, la persona offesa era rappresentata dal fallimento, nella persona del curatore Graziella Ronchi.


Era stato il Condominio centro commerciale Beta di Tricesimo, in qualità di creditore, a presentare istanza di fallimento della Vm. Ed era toccato poi alla Guardia di finanza accertare le distrazioni che avevano contribuito ad aggravare la crisi di liquidità dell’azienda: appena 65 mila euro, tra prelievi e somme assenti dalla cassa, ma sufficienti a mettere nei guai l’imprenditore. Lo stesso che, nel 2005, aveva trattato con Gheddafi un contratto d’affitto da 13 mila euro al mese, per quattro anni, per la sua lussuosa permanenza a Villa Miotti. Una reggia da 22 stanze, immersa in un parco esteso su tre ettari di terreno e successivamente adibita anche a B&B e location per matrimoni.


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