Il questore promuove la città «La sicurezza ora è reale»

Non solo sicurezza percepita, ma sicurezza reale a Pordenone. Nel giorno della 167ª festa della polizia, il questore Marco Odorisio ha tracciato il bilancio della rotta percorsa in meno di un anno dal suo arrivo. «L’impegno è stato massimo – ha osservato il numero uno di piazzale Palatucci – bisogna riconoscere il merito a un tessuto sociale fatto di persone laboriose, dignitose, che credono nella legalità e rappresentano un argine frangiflutto in un contesto di crisi economica per evitare derive pericolose. Vanno riconosciuti i meriti ai cittadini della provincia di Pordenone e ai sindaci, che ho ringraziato». Pordenone, secondo il questore, è sempre stata una città accogliente. «Il questore, come autorità tecnica, è il garante del rispetto delle regole, che valgono per tutti». Via dalla città, dunque, chi le viola o delinque. In meno di un anno il questore ha disposto 45 espulsioni e 26 accompagnamenti alla frontiera e firmato 51 avvisi orali e 79 rimpatri con foglio di via obbligatorio. Sono stati undici i locali chiusi in provincia ai sensi del testo unico sulla sicurezza.
Odorisio ha avuto parole d’elogio per tutti i reparti della polizia e per «il vincente gioco di squadra». L’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico (volanti) è stato «rafforzato sulle 24 ore, coadiuvato dallo staff del centro operativo» in modo da poter pianificare operazioni di alto impatto e migliorare la capacità di risposta ai cittadini, con una strategia d’intervento strutturata ed efficace. La Questura è diventata «una scatola di vetro accessibile e conoscibile da tutti».
È stata una festa della polizia inedita sotto vari aspetti. A partire dalla location, spostata nel cuore della città, l’ex sede della Provincia in corso Garibaldi, quasi a significare concretamente il concetto di vicinanza e prossimità ai pordenonesi, espresso dal questore Odorisio nel suo saluto.
Una città presente alla festa non solo per l’affollato parterre di autorità civili, militari e religiose. Sul palcoscenico, con il cappellino blu della polizia in testa, c’erano i ragazzi delle scuole, in platea i familiari dei poliziotti morti in servizio Edy Bertolini e Giuliano Santo e le vittime dei reati, i cui autori sono stati assicurati alla giustizia dalla polizia. Odorisio ha invitato i fratelli Fioretti, ai quali aveva restituito nell’ottobre dell’anno scorso i capi di abbigliamento del valore di 50 mila euro rubati nel negozio Napapijri in corso Vittorio Emanuele da un quartetto di ladri. Non ha voluto mancare alla festa della polizia nemmeno l’ottantenne pordenonese raggirata da tre pregiudicati messinesi con la tecnica del finto lascito ereditario. Arrestati, pure loro, dalla polizia.
Il tocco diverso si è notato pure nei dettagli scenografici, dal video che immortalava i momenti più significativi agli interludi lirici intonati dal tenore Paolo Restiotto, assistente capo in congedo. Nella cerimonia di consegna dei riconoscimenti ai poliziotti distinti in servizio sono stati coinvolti pure i comandanti dell’Arma e della Finanza di Pordenone.
Così la festa della polizia si è trasformata in un racconto corale. Quello di un territorio, con tutte le sue anime e sfumature. In cui, prima dei numeri, contano le persone e la capacità di intercettarne i bisogni profondi. «Il territorio – ha concluso il questore – ci parla, noi dobbiamo recepire i segnali che ci manda e ponderare l’intervento in modo che le situazioni non diventino allarmanti e vadano a incidere sul senso di percezione della sicurezza. Posso dire in tutta coscienza che oggi a Pordenone non c’è solo sicurezza percepita, ma c’è sicurezza reale». —
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