Il racconto di una madre: «I miei gemelli salvati dai medici di Palmanova»

I protagonisti sono una mamma e un papà in attesa della nascita di due bambini. Risiedono in un centro che dista poco più di 15 chilometri dall’ospedale della città stellata
Una delle sale parto dell'ospedale di Palmanova
Una delle sale parto dell'ospedale di Palmanova

PALMANOVA. «Ho deciso di raccontare la mia storia perché sono dispiaciuta che chiudano questo punto nascita al quale devo tanto».

Lo spiega chiaramente, la mamma protagonista di questa storia, qual è il suo intento. Magari non farà cambiare idea a chi è preposto a prendere decisioni ma la vuole raccontare ugualmente, anche come forma di ringraziamento nei confronti di chi opera nella struttura dove hanno salvato la vita ai suoi due bimbi.

Il fatto che, di fronte al dibattito sulla chiusura di un punto nascita, queste storie vengano fatte conoscere e non rimangano custodite nella memoria personale di ognuno, o al massimo affidate a una lettera al giornale, è un segnale di quanto attaccamento ci sia da parte delle persone a un servizio ritenuto imperdibile e fondamentale.

I protagonisti sono una mamma e un papà in attesa della nascita di due gemelli. Risiedono in un centro che dista poco più di 15 chilometri dall’ospedale della città stellata.

Verso le tre di notte, i due bambini, che fino a poco prima se ne stavano tranquilli nel pancione, hanno deciso di venire al mondo, solo qualche settimana prima rispetto al termine della gravidanza.

Rotto il sacco amniotico, i genitori si sono accorti che qualcosa non stava andando per il verso giusto e che il cordone ombelicale era prolassato.

«Da qui – racconta il papà – il cambio di programma. Invece di caricare in auto il borsone già pronto e di recarci in ospedale, abbiamo chiamato l’ambulanza. Intanto, al telefono, il medico ci ha spiegato in che posizione mettere la mamma e ci ha fornito altre indicazioni, come quella di non assecondare le eventuali spinte. Sul posto è arrivata l’ambulanza e anche un’auto medica”.

La mamma è stata portata con il mezzo del 118 all’ospedale di via Natisone, che era già stato allertato e dove, al reparto di ginecologia-ostetricia, era pronta l’equipe che sarebbe intervenuta sulla partoriente.

«Sono stati tutti bravissimi – racconta la mamma – dal personale medico e infermieristico presente sull’ambulanza, che oltre ad accertare le mie condizioni ha cercato anche di tranquillizzarmi e trasmettermi serenità, ai medici, che mi hanno accolto in reparto.

Nell’arco di una decina di minuti da quando abbiamo messo piede in ospedale – riferisce il papà – l’intervento urgente (con cesareo) è stato eseguito e i bambini sono nati. Sono stati tutti eccezionali».

Il prolasso del cordone ombelicale è una condizione (più frequente nei parti plurimi piuttosto che in quelli singoli) nella quale è necessario intervenire con la massima urgenza perché il rischio è che, a causa della compressione del cordone, ai piccoli non arrivi sangue e di conseguenza ossigeno, con alti rischi per la salute e la vita stessa.

C’è gratitudine nei due genitori, che già avevano avuto modo di apprezzare in passato il punto nascita cittadino: i due gemelli, non sono, infatti, i primogeniti della giovane coppia.

«Siamo molto legati – racconta la mamma – a questa struttura perché oltre alla competenza troviamo tanta umanità. Per questo ho deciso di farmi seguire di nuovo qui, anche quando ho saputo di aspettare due bimbi.

La nascita è un momento eccezionale e il team di ostetriche, medici, infermiere ci ha consentito di viverlo nel migliore dei modi». —
 

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