Il reparto di Urologia rischia l’impoverimento

Era, anzi sicuramente lo è ancora, un’eccellenza del San Giovanni di Dio. Secondo alcuni, l’unico reparto realmente attrattivo anche nei confronti di utenti provenienti non soltanto da tutta la Regione. Eppure anche l’Urologia, struttura complessa diretta dal dottor Leonardo Zappalà, rischia di veder appannata la propria immagine per effetto di alcuni “abbandoni” illustri che si stanno profilando. Quello di cui si sta parlando molto in questi giorni negli ambienti ospedalieri, è riferito al dottor Rolando Bertè, uno dei “pilastri” del reparto, stimato per le sue capacità professionali ma anche per la cortesia e umanità nell’approccio con i pazienti.
Ebbene, Bertè ha deciso di accettare un’offerta che gli è pervenuta dal Sanatorio Triestino, una struttura che si sta espandendo parecchio negli ultimi tempi (vi si è trasferito nei mesi scorsi, tra gli altri, anche il dottor Marco Gergolet, il noto ginecologo che lavorava all’ospedale di San Pietro , per un breve periodo, anche all’Ostetricia di Gorizia) e pertanto dal primo settembre lascerà Gorizia per prestare servizio nel capoluogo regionale. Si tratta, naturalmente, di scelte personali sulle quali non sarebbe corretto voler fornire delle interpretazioni. Quel che è certo è che, con Bertè il reparto perderà una pedina fondamentale della sua scacchiera, senza contare che entro la fine dell’anno un altro medico dell’equipe dovrebbe chiudere il rapporto con l’Azienda, e che lo stesso primario Zappalà, a 67 anni, è ormai prossimo al pensionamento. Il reparto-modello messo in piedi anni or sono dal dottor Giorgio Mazza, rischia insomma di veder offuscata la sua fama e la sua stessa efficienza anche perché, nel suo complesso, il San Giovanni di Dio appare come un obiettivo sempre meno appetibile per medici di valore: anche delle giovani, possibili new entries, appena possono, se ne vanno.
Sul futuro del nosocomio, così come dei servizi sul territorio, continuano a gravare le incognite di sempre. Abbiamo citato, nei giorni scorsi, la scopertura del servizio a domicilio della terapia del dolore. Ma un altro nodo irrisolto è la Cardiologia. Si parla dell’imminente concorso per la nomina di un nuovo primario e del mantenimento a Gorizia dell’Unità di terapia intensiva e semi-intensiva all’interno dell’area dell’emergenza. Si dice, però, anche che sarà abolita la guardia notturna e che quindi i cardiologi presteranno il loro servizio soltanto sulle 12 ore: sembra un po’ una contraddizione col proposito di voler mantenere l’efficienza del reparto. La scopertura notturna, oltretutto, toglierebbe uno specialista al mini-team incaricato di far fronte alle emergenze by night in Medicina dopo la soppressione della guardia notturna anche in quel reparto: rimarrebbero, infatti, soltanto il medico del Pronto soccorso e l’anestesista.
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