Il resort sotto sequestro: il 4 stelle che attendeva un battello da Amburgo per la vernice del 25

LIGNANO. Doveva aprire i battenti sabato 25 maggio il Marina Azzurra. Le houseboat color pastello, in parte ormeggiate nella darsena e in parte parcheggiate ordinatamente in attesa di essere messe a mollo, erano praticamente sold-out, già affittate da tempo per il primo fine settimana di apertura del resort, un quattro stelle in via di completamento che attendeva a settimane pure l’arrivo di un battello da Amburgo, destinato a essere trasformato in ristorante.
Bisognerà attendere per provare l’ebbrezza di dormire cullati dal Tagliamento. Perché mercoledì 15 maggio, preceduti da una serie di chiamate arrivate dal comando provinciale carabinieri di Udine, i Nas si sono presentati nel cantiere del complesso turistico per metterlo sotto sequestro.
L’operazione è scattata poco dopo le 9, quando nell’area golenale (alla quale si accede da via Casa Bianca) si sono presentati i militari del Nucleo antisofisticazioni e quelli della stazione di Lignano, che ha funto anche da base operativa nelle febbrili ore cadenzate da sigilli e verbali.
Nastro adesivo, rocchetto di fil di ferro e cartelli plastificati alla mano, i carabinieri del capitano Fabio Gentilini hanno lavorato quasi due ore per circoscrivere l’area del sequestro, che si trova oltre l’argine. L’hanno fatto sotto lo sguardo smarrito degli operai delle ditte chiamate a effettuare i lavori propedeutici all’apertura ormai imminente della struttura ricettiva.
Gli addetti sono stati convocati in tutta fretta, invitati a spostare escavatori, trattori e tosaerba all’esterno della zona sequestrata. Macchinari che, temporaneamente, sono stati posteggiati in un’area messa a disposizione dal Consorzio di bonifica, che si trova appena oltre le reti sulle quali sono stati posti i sigilli.
Era stata una corsa contro il tempo quella delle diciotto aziende impegnate nel cantiere. Era tutto pronto per accogliere i primi ospiti: prato curato, campetti sportivi già attrezzati e appena le ultime rifiniture da mettere in calendario. Una corsa interrotta sulla curva di un’inchiesta giudiziaria germogliata ancora un anno fa, con le prime perquisizioni in municipio a Lignano: già allora gli inquirenti avevano acquisito documentazione relativa al progetto.
Nel registro degli indagati (accusato di abuso d’ufficio e violazione delle normative urbanistiche) era finito già all’epoca il dirigente dell’area tecnica Edilizia privata del Comune, Paolo Giuseppe Lusin. Che ieri, contattato più volte, non ha ritenuto di fornire la propria versione dei fatti.
«Provo un sentimento di tristezza e sgomento – ha commentato invece il sindaco di Lignano, Luca Fanotto –. Mi dispiace perché sono coinvolti nell’inchiesta imprenditori e un dipendente comunale. E anche perché le presunte irregolarità riguardano valutazioni espresse al culmine di un iter istruttorio durato tre anni e che aveva permesso di recuperare una lottizzazione che aveva dovuto fare i conti con una serie di vicissitudini fin dagli anni Ottanta».
Nel mirino degli investigatori è finito anche il ristorante “Al cason”, che s’affaccia sulla sponda sinistra del Tagliamento. Il presunto abuso edilizio, in questo caso, riguarda la parte del locale adibita a magazzino, dove tre anni fa erano stari ricavati anche i servizi igienici e gli spogliatoi del personale.
Uno spazio di servizio che il proprietario dell’immobile, il presidente di Lignano Pineta spa Giorgio Ardito, e gli attuali gestori del ristorante, Marilena Pines e Alessandro Zanello, avevano deciso quattro anni fa di ristrutturare, anche per sottrarre al degrado un’ala della struttura piuttosto malconcia.
«È una stanzetta di 23 metri quadri, dove abbiamo ricavato uno spazio per lo stoccaggio delle merci, per una cella frigorifera e per i bagni dei dipendenti – spiega Pines –. Il sequestro non pregiudica la nostra attività: resteremo chiusi domani (oggi, ndr), ma venerdì saremo regolarmente aperti».
I carabinieri hanno contattato la proprietà e i gestori del locale ieri mattina, poco prima delle 8.30, comunicando l’imminente sequestro, scattato materialmente quarantacinque minuti dopo.
Per separare la cucina dall’area oggetto delle indagini i militari del Nas hanno fatto installare un pannello in cartongesso che, di fatto, rende impossibile l’accesso ai locali ristrutturati tre anni fa: «Noi abbiamo tutte le carte in regola e non temiamo nulla. Attendiamo fiduciosi l’esito delle indagini», conclude la titolare. Ardito, dal canto suo, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. —
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