Il restauro delle statue del duomo di Venzone: un segno di speranza, ricostruire i luoghi d’arte si può

Il messaggio rivolto dalle istituzioni friulane alle popolazioni dell’Italia centrale. Le sculture sono visibili all’interno della cattedrale. Sul tetto andranno le copie
Venzone 05 Novembre 2016 Sculture del coronamento restaurate Copyright Petrussi Foto Press / Bressanutti
Venzone 05 Novembre 2016 Sculture del coronamento restaurate Copyright Petrussi Foto Press / Bressanutti

VENZONE. Dopo quarant’anni, le 12 statue di coronamento del duomo di Venzone si possono ammirare all’interno della cattedrale. All’esterno, il prossimo 6 maggio, saranno collocate le copie.

Il terremoto e l’incendio doloso non sono riusciti a scalfire il significato simbolico che quelle forme custodiscono da secoli. Un significato recuperato tra le macerie, nel 1976, dalla gente e dalle istituzioni, che hanno voluto ricostruire Venzone dov’era e com’era.

L’operazione è riuscita e nel momento in cui la terra insiste a tremare nell’Italia centrale, Adamo ed Eva, il Cristo e i dolenti, le Annunciazioni, i Santi Giorgio, Giacomo e Michele, si trasformano in veicoli di speranza verso le popolazioni che lottano per la sopravvivenza.

«Ricostruire si può» questo il messaggio lanciato, ieri, da Venzone ai comuni terremotati.

Nel duomo che ora attende la costruzione del lapidario per conservare come meritano le 12 sculture, c’erano tutti i protagonisti della ricostruzione simbolo del Friuli.

«Il restauro di queste statue conferma che le istituzioni se vogliono raggiungere un obiettivo possono farlo e anche in tempi brevi» ha sottolineato la presidente della Regione, Debora Serracchiani, senza nascondere l’emozione provata di fronte al Cristo e ai due dolenti ricomposti a fatica.

«Sono emozionata perché le immagini dei borghi distrutti nell’Italia centrale e il crollo della cattedrale di Norcia, ricordano drammaticamente il duomo di Venzone e i nostri paesi nel 1976».

Lo stesso sentimento, sono sempre le parole di Serracchiani, si prova quando si ascoltano le voci degli uomini e delle donne che non vogliono andare via dai luoghi di sempre.

«Noi oggi siamo qui per dire che ricostruire si può, con gli stessi materiali, mantenendo la bellezza del nostro patrimonio artistico. È il messaggio che mandiamo a quelle popolazioni, noi e loro possiamo continuare a ricostruire quello che è andato perduto».

E con altrettanta determinazione, la presidente non ha mancato di bacchettare chi «ha avuto l’insensatezza di dire “perché sprecare i soldi per recuperare le statue?”. Spero - ha aggiunto la governatrice - che quelle persone si rendano conto che la vita è fatta di simboli e che per dare fiducia servono proprio i simboli. Questo duomo è il simbolo della comunità di Venzone che ha fatto un lavoro straordinario per tutto il territorio».

Ricordato Salvatore Varisco, l’assessore alla Ricostruzione nel dopo terremoto, scomparso qualche giorno fa, la presidente ha concluso sottolineando che quella di ieri è stata «la festa di tutti. Questi non sono soldi buttati, ma un investimento per la comunità». Caloroso l’applauso.

Il primo a trasformare la cerimonia in un messaggio di speranza per i terremotati dell’Italia centrale, è stato monsignor Roberto Bertossi, il parroco che dal 1976 segue con passione e dedizione la ricostruzione del duomo.

«Ci rincuora - ha detto - che questo intervento possa costituire per le comunità terremotate un motivo di speranza, recupero e valorizzazione del patrimonio storico artistico. Un concetto, questo, ripreso pure dal sindaco di Venzone e presidente dell’associazione Comuni terremotati e sindaci della ricostruzione del Friuli, Fabio Di Bernardo, che ha dedicato la cerimonia proprio a don Bertossi.

Ieri, insomma, come ha evidenziato anche il soprintendente per i beni archeologici, alle belle arti e al paesaggio, Corrado Azzollini, è stato aggiunto un tassello alla ricostruzione del duomo di Venzone ricomposto pietra su pietra seguendo il concetto dell’anastilosi.

«Ci troviamo di fronte al disastro che sta caratterizzando il centro Italia e dal Friuli - ha insistito Azzolini - deve arrivare il messaggio che si può ricostruire. I tempi possono essere lunghi, ma è un messaggio indispensabile».

Il soprintendente ha ricordato, inoltre, come casualmente, un anno fa, nel giro di pochi giorni, si trovò a valutare la proposta della presidente Serracchiani che prevedeva il restauro delle statue di coronamento del duomo e la relazione del professor, Guido Biscontin, dell’università Cà Foscari di Venezia, che evidenziava le problematiche delle sculture recuperate «nell’anticamera dell’inferno».

Così il docente ha definito il box andato a fuoco dove erano state collocate le opere ferite dal terremoto. L’impegno è stato mantenuto e oggi a Venzone è possibile avvertire ancora l’anima del luogo. È una pagina di storia scritta dalla sua comunità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto