Il ricercatore friulano bloccato dalla svolta di Trump: "Non rinuncio ai sogni e neanche alla famiglia"
UDINE. «Io ho raggiunto il mio obiettivo: far capire che il bando di Trump contro i musulmani di sette Paesi ha delle conseguenze anche per gli scienziati, per la comunità scientifica e, sfortunatamente, anche per qualche nostro connazionale.
Ora devo rimettermi a lavorare al 100 per cento per capire come combattere la antibiotico-resistenza di Pseudomonas. E ovviamente pensare a una soluzione per non rinunciare ai miei sogni, ma neanche alla mia famiglia e alla mia vita personale».
Luca Freschi, il microbiologo udinese di 33 anni sposato con una iraniana che per il momento non potrà lavorare ad Harvard, negli Usa, si ritaglia pochi minuti del suo tempo per rispondere, via e-mail, a qualche domanda sulla vicenda che lo ha visto protagonista, suo malgrado.
Sia ben chiaro: per lui in quanto italiano non c’è alcuna restrizione nell’ingresso negli Stati Uniti. L’ostacolo, dopo il decreto del neo presidente Trump, è dovuto alla cittadinanza della moglie, Maryam, che ha vissuto a Teheran fino al 2013.
Ma ovviamente se negli Usa non potrà entrarci la sua sposa, non ci andrà nemmeno lui. Semprechè non vengano modificate le normative in vigore da pochi giorni e che tante proteste hanno generato in tutto il mondo.
«Io sinceramente penso di aver detto - aggiunge lo studioso friulano - tutto quello che volevo dire e cioè che il bando tocca molte più persone di quante se ne possa immaginare, ed è potenzialmente un problema per gli scienziati dei 7 Paesi oggetto del bando e purtroppo anche per dei cittadini e degli scienziati di altri Paesi, come il mio caso dimostra».
Freschi ha vissuto in Italia fino ai 25 anni. Dopo le scuole superiori ha intrapreso gli studi universitari a Pisa e poi li ha completati in Canada, con il dottorato e il post-dottorato in Biologia all’università Laval di Quebec City, vicino alla capitale Ottawa.
«Il mio obiettivo di sempre, e il mio sogno, è diventare professore universitario - aggiunge Luca - . Così dopo un primo post-dottorato a Quebec City ho inviato molte domande e alla fine sono riuscito a ottenere un posto per un secondo post-dottorato ad Harvard».
Vive e lavora in Canada per la sua passione per la ricerca, che voleva portare avanti nel migliore dei modi, e per questo vorrebbe raggiungere Harvard. Ma sua moglie, vissuta in Iran fino a 2013 e che ora studia Letteratura nella stessa università Laval, è cittadina iraniana.
«Siamo sposati dal 2014 e Maryam vorrebbe ottenere anche la cittadinanza italiana, ma non ha ancora raggiunto i termini per fare la domanda», ha detto. Il trasferimento ad Harvard è previsto in marzo, ma per ora non è possibile partire, anzi, è necessario rimettere in discussione tutti i piani di vita e di carriera.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto