Il ricordo: «Una donna mi regalò una bottiglia di vino la conservo da 40 anni»

UDINE. Un gruppo di volontari partito da Udine il 7 maggio per portare i primi aiuti ai terremotati, arrivò quasi per caso a Montenars.
Paolo Lerussi vide una donna seduta su un sasso, con la testa tra le mani, che piangeva disperata. «Mio marito è sotto le macerie, non trovo mia figlia e mio nipote e le bestie sono tutte scappate» gli disse guardando quello che rimaneva della casa mezza crollata la sera del 6 maggio.
Si chiamava Caterina, era una delle tante donne rimaste senza casa e affetti. Intenerito e commosso dalla disperazione che vedeva negli occhi dell’anziana, Lerussi assieme agli altri volontari, iniziò ad acchiappare le galline e i conigli che giravano tra le rovine delle case.
Li recuperarono tutti e li posero in alcune gerle che trovarono lì intorno. Impiegarono pochissimo a realizzare un recinto di fortuna e a liberare, nuovamente, gli animali all’interno.
Fu un gesto di umanità che contribuì a ridare un minimo di speranza a Caterina che, prima di salutare i volontari, entrò nella cantina, prese una bottiglia di vino e la donò a quelle persone che avevano speso il loro tempo per i terremotati. Lerussi la conserva ancora, non l’ha mai stappata.
«La conservo – racconta - come fosse una reliquia. Anche perché era una delle due bottiglie rimaste intatte dopo il terremoto». Lerussi non può dimenticare il pianto di quella donna e soprattutto l’abbraccio disperato quando si lasciarono. Da allora non è più tornato a Montenars.
La carovana degli aiuti partiva spontaneamente da Udine. I cittadini uniti da un fine comune, caricavano sui loro mezzi abbigliamento, generi alimentari, detersivi anche se i più richiesti erano i prodotti per l’igiene, e si avviavano verso la zona terremotata.
Lerussi e i suoi compagni di viaggio arrivarono a Montenars solo perché furuno bloccati: a Gemona c’era troppa gente, bisognava tornare indietro.
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