Il ritorno a Pordenone dell’imam Ouatiq
PORDENONE. «Vediamo, la voglia di tornare in patria c’è e credo che ci sia anche la possibilità. Prima devo sistemare alcune questioni legate al lavoro». Mohammed Ouatiq, per anni l’imam di Pordenone, è pronto a tornare. I fedeli di Pordenone gli hanno chiesto di rientrare per fare l’imam a tempo pieno e lui si dice disponibile.
Il presidente facente funzione del centro islamico, Alfred Shemshiri (rappresentante della comunità albanese) aveva annunciato la proposta l’ultimo giorno del Ramadan (la comunità è pronta a pagare l’imam, come avviene di regola per la figura religiosa), proprio in vista del rientro di Ouatiq in Italia per un periodo delle vacanze. Non solo una boutade.
«La proposta mi è effettivamente stata fatta – conferma l’ex Imam – e sono stato invitato a tornare anche da amici italiani, non islamici, che sentono essere venuta meno una figura di collegamento. La mia volontà c’è, anche perché l’Italia è casa mia. Sono cittadino italiano, ho vissuto qui per 24 anni e i miei figli sono nati qui. Non sono andato via per piacere».
Ouatiq aveva difficoltà economiche per mancanza di lavoro, come molte persone, e ha pprofittato della sua conoscenza del francese madrelingua oltre che delle tante esperienze maturate nel lavoro per crearsi un’opportunità in Francia. E’ andato via all’inizio dell’anno, ma è già pronto a rientrare.
In Francia vive vicino a Bordeaux e lavora per una multinazionale che produce componenti per aerei ed elicotteri. «E’ un lavoro di precisione - racconta - del resto in Italia ho sempre fatto di tutto non solo l’Imam: dall’operaio semplice a quello specializzato, dal carpentiere al macellaio».
A 45 anni per lui è stato più facile che per altri cambiare vita anche se «la nostalgia di casa e della comunità c’è». In Francia fa anche l’Imam per una piccola comunità e al lavoro ha incontrato diversi immigrati italiani «che però sono nati in Francia. Ci siamo subito intesi».
Storie diverse ma radici comuni: Ouatiq, immigrato dal Marocco all’Italia, è diventato cittadino italiano e sente di appartenere a questo Paese; i suoi colleghi francesi nati nel Paese d’Oltralpe ma figli di immigrati italiani mantengono vivo il legame con le origini.
E mentre pianifica il rientro definitivo Oautiq guarda quel che avviene in Egitto, con gli scontri di piazza e gli arresti nella Fratellanza musulmana, il partito dell’ex premier Morsi, con apprensione.
«Più che una primavera araba mi sembra un inferno. E’ troppo presto per capire cosa sta accadendo – dice -. L’unica cosa sicura è che la violenza va condannata: le proteste, di qualunque tipo, sono legittime ma non è accettabile nel ventunesimo secolo che avvengano ancora guerre civili con queste modalità sanguinarie». (m.mi.)
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