Il ritorno di Fantin: vi spiego il naufragio del “Dream Village”

di Martina Milia
In questi anni ha scelto il silenzio, ha scelto di stare defilato rispetto alle vicende travagliate che ha vissuto la sua “creatura”. Ma ora che il Dream Village sta per ripartire, sotto l’ala dell’Eurosporting, Vito Fantin, l’ideatore di quello che doveva diventare il villaggio dello sport della provincia di Pordenone, racconta la sua verità. E non manca di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, rigorosamente da ginnastica.
La nuova insegna del centro è stata affissa di recente e il sito internet dell’Eurosporting conferma che la riapertura dell’area palestre e benessere (ndr quella che faceva capo alla società Cds) è attesa per settembre. «Sono più che contento che il centro riapra – dice Vito Fantin che negli anni è rimasto “fedele” al sogno e che opera nel centro estetico rimasto da sempre attivo in viale del Benessere –. Il centro ha grandi potenzialità e spero possa completarsi il progetto iniziale. Come centro estetico abbiamo già posto le basi per delle collaborazioni con l’amministratore unico della nuova società che gestirà le palestre, Edi Raffin».
Dal passato al futuro. E se il futuro è fatto di speranze, il passato è segnato dall’amarezza. Il Dream Village, inaugurato nel 2003, «doveva essere una “nave da crociera” a due passi da casa: consentire a chi vive nel territorio di andare in vacanza, senza spostarsi di molto, ogni qual volta lo volesse, anche dopo una giornata di lavoro». Da qui l’idea di investire sulle terme, sul fitness, su un complesso che doveva dotarsi poi di un centro di medicina sportiva, albergo, cinema multisala (oltre all’area commerciale già creata con l’apertura del supermercato Visotto). Il sogno è naufragato «sicuramente per nostri errori nella gestione amministrativa e costi superiori alle aspettative» ammette Fantin, ma anche perché «siamo stati lasciati soli. Un progetto che doveva essere il fiore all’occhiello del territorio avrebbe dovuto avere il sostegno delle istituzioni. E invece... Pensiamo a quanto Comuni e Regione hanno fatto in questi anni per favorire l’insediamento dei centri commerciali. Il Dream non ha certo goduto di tutto questo».
Cos’è mancato. Non sono tanto i contributi economici quello su cui puntava Fantin – «anche se la Regione, prima della giunta Illy aveva deliberato 750 mila euro (di cui 500 mila per finalità turistiche) che non abbiamo mai ricevuto» – ma su un sostegno vero. Cos’è mancato? «Gli strumenti urbanistici che consentissero di completare il progetto e renderlo la cittadella dello sport». La variante per realizzare l’albergo, il centro di medicina, il multisala, si è arenata. «Cordenons è l’unico comune italiano che ha applicato la legge Bucalossi per vietare la costruzione dei multisala». Erano gli anni in cui a Fiume Veneto stava nascendo il complesso cinematografico collegato all’Emisfero. Si è spesso detto che il Dream fosse in un posto sbagliato e che fosse difficilmente raggiungibile perché mal collegato alla rete viaria principale. «Trovo offensivo nei confronti dei cittadini di questo territorio – dice Fantin – dire queste cose perché è come dire che non si meritassero il Dream. Quanto alla viabilità basta un piccolo esempio: il Life bar che si trova qui di fronte sta funzionando benissimo grazie alla gestione di due ragazzi giovani e in gamba: se l’offerta piace la gente si sposta».
Errori e confidenze. Se nel sogno crede ancora, Fantin non commetterebbe più certi errori. «Non mi fiderei di certe persone e non mi dimetterei dal consiglio comunale di Cordenons come ho fatto nel 2001 perché ho capito che senza la politica non vai da nessuna parte. Il sindaco Del Pup e il coordinatore del Pdl Mauro Vagaggini chiesero le mie dimissioni dicendo che ero in conflitto d’interessi. I lavori non erano nemmeno partiti, ma c’era in ballo la variante urbanistica. Mi sono dimesso chiedendo a Vagaggini di spiegare agli elettori il perché delle mie dimissioni, ma non l’ha mai fatto. Lui che voleva realizzare un’ara crematoria privata a fianco al centro. Con il senno di poi posso dire che forse io avevo il conflitto ma loro gli interessi». All’inaugurazione del centro, otto anni fa, «Sergio Bolzonello mi disse: perché non a Pordenone un centro come questo? Se avessi avuto a fianco un sindaco come Bolzonello non sarebbe andata come è andata. Ora Del Pup è tornato dicendo in campagna elettorale che è stato spinto dall’amore per la sua città e che avrebbe ricominciato da dove ha lasciato... Credo che l’amore sia un’altra cosa e spero proprio che non ricominci da dove ha lasciato se no dobbiamo preoccuparci».
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