Il rombo di decine di moto Così gli amici salutano Fede «Sei la stella più luminosa»

Tantissimi ragazzi hanno dato l’addio al 16enne morto in un incidente a Morsano I compagni di classe: ci proteggevi e ci facevi sentire parte di una famiglia
Viviana Zamarian



CASTIONS DI STRADA

Hanno acceso le loro moto. E con il rombo dei motori hanno salutato “Fede”. Loro, i ragazzi, gli hanno detto addio così. Perché quella era la passione più grande di Federico Codarini, il 16enne morto in un incidente stradale proprio in sella alla sua Ktm Exc nelle campagne vicino casa. Quel rombo che, unito al suono delle campane, ieri ha spezzato il silenzio di un intero paese in lutto mentre i palloncini bianchi salivano in cielo.

Lo stesso rombo che risuonava nel film Fast & Furious «veloci e potenti» ha detto don Emanuele Zof nella messa concelebrata con don Adolphus Ikechukwu Egwin. «La finale della settima puntata – ha detto – termina con una canzone dedicata al protagonista morto in un incidente autostradale. I due attori sulle rispettive macchine prendono le strade diverse: lui, Paul Walker, va verso la strada del mare con il cielo sullo sfondo e Vin Diesel procede verso l’entroterra. La vita di Federico ha preso un’altra strada, si è divisa da noi. Ora prosegue la sua corsa in moto verso il cielo mentre la nostra vita continua su questa terra». Veloce come la vita di Federico «che si è fatta sentire in tutta la sua potenza – ha proseguito – nelle relazioni di amicizia che ha vissuto, nella pienezza di energia che ci metteva in tutte le cose che faceva, sempre pronto ad aiutare e a dare una mano in casa, sempre disponibile con gli amici, veloce a organizzare i ritrovi nel pomeriggio per passare il tempo a ridere, scherzare, ascoltare musica. Federico era un ragazzo veloce che voleva crescere in fretta, voleva avere una moto fin da piccolo per correre con gli amici».

Ed era stato veloce anche a ricominciare «dopo momenti in cui era stato costretto a fermarsi e a cambiare percorso come a scuola. Era ripartito con entusiasmo portando a casa ottimi voti. Federico sapeva ripartire sempre da capo senza fermarsi mai».

Mamma Silvia e papà Claudio ascoltano seduti nel primo banco. Stretti l’una all’altro, lo sguardo rivolto al feretro coperto di fiori bianchi portato in spalla dai ragazzi. Si abbracciano e poi abbracciano i fratelli del loro figlio maggiore. «Perché Dio ha permesso questa tragedia, se lo chiedono in tanti – ha affermato il sacerdote –. Lui è sempre vicino a noi nel cammino e c’era anche nel giorno dell’incidente. Ci piace pensare che abbia accolto subito tra le sue braccia l’anima di Federico».

C’erano decine di giovani a salutare Fede. C’erano gli amici di infanzia, con cui era cresciuto. «Hai portato via la tua luce troppo presto – hanno detto –, quel sole che colorava il cielo si è spento prima del tramonto più travolgente che potesse mai esistere e il più bel tramonto eri tu, tu eri il colore più bello. Fede era un intero arcobaleno, ogni giorno aveva una sfumatura diversa capace di sorprenderci. Diventerai la stella più luminosa dell’intero Universo. Fede era uno di noi e lo sarà per sempre».

C’erano gli ex compagni di classe del Malignani. «Coda sappiamo che ci stai guardando da lassù con il tuo sorriso stampato in viso – hanno detto – e la tua risata contagiosa. Da sempre sei stato il pilastro fondamentale del nostro gruppo, appena conoscevi una persona la accoglievi nel tuo cuore proteggendola con un senso di fratellanza che ti faceva sentire parte di un’unica famiglia. La tua presenza influenzava l’umore delle persone che avevi accanto, la tua positività, la tua bontà, la tua voglia di far sentire bene gli altri ti hanno sempre contraddistinto. Eri sensibile e premuroso. Il tempo passato insieme a te era speciale». Ricorderanno tutte le feste vissute insieme « tutte le corse in moto, tutte le volte che cantavamo e ballavamo la tua musica preferita. Quando arrivavi a scuola con la tua camminata da duro, il tuo zaino a scacchi, i tuoi occhiali anni Ottanta e quella voce bassa accompagnata dalla tua erre moscia che era il tuo cavallo di battaglia. Ci difendevi sempre, resterai sempre nei nostri cuori e nelle avventure che faremo».

E c’erano i compagni della squadra di calcio Cometazzurra di Talmassons in cui Federico giocava da 10 anni. «Chi arriverà la sera in spogliatoio a riscaldare l’ambiente con un sorriso canzonatorio come il tuo – si sono chiesti –, chi occuperà quel lettino dal quale ogni volta parlavi, riuscendo sempre a farci ridere, a chi presteremo la fascetta per tenere a bada quel ciuffo ribelle la domenica mattina, chi ci spronerà durante le partite a dare il 110 per cento, chi prenderemo come modello di ispirazione e di esempio. Nella vita ci sono persone che conosci da sempre ma con cui non leghi, poi ci sono i Federico che ti entrano immediatamente dentro con un semplice e spontaneo “Sera”. Continua a difendere la nostra porta dagli avversare e a illuminare il nostro cammino». Restano gli sguardi pieni di lacrime, resta il rombo dei motori. E nelle orecchie di tutti risuonano le parole della canzone del film Fast & Furious: «Ci vedremo ancora, ci vedremo in un posto migliore». —





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