«Il sacerdote non mentì»: assolto don Pasquale Rea

Pordenone, fu indagato per falsa testimonianza dopo un processo per violenza sessuale. Dopo aver taciuto, ieri l’interrogatorio davanti al giudice che l’ha scagionato

PORDENONE. Non è emerso alcun elemento da far ritenere che il sacerdote abbia mentito deliberatamente. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Pordenone Piera Binotto ha deciso il non luogo a procedere «perché il fatto non costituisce reato» nei confronti di don Pasquale Rea, 34 anni, già vicario parrocchiale a Fiume Veneto e Cimpello, oggi a Concordia Sagittaria, indagato per falsa testimonianza.

La procura, in precedenza, aveva chiesto il rinvio a giudizio in quanto, a seguito della chiusura delle indagini preliminari, il sacerdote non si era fatto interrogare per fornire la sua versione dei fatti. Ieri, però, don Pasquale Rea, assistito dall’avvocato Bruno Malattia, ha rilasciato dichiarazioni a seguito delle quali la stessa procura ha chiesto l’archiviazione.

Il fascicolo sul sacerdote, originario di Pollena Trocchia (Napoli) e ordinato in diocesi il 24 novembre 2007, era stato istruito all’indomani del 7 ottobre 2011.

Quel giorno un indiano quarantenne venne condannato per tentata violenza sessuale - 3 anni e 4 mesi di reclusione poi ridotti in appello a un anno e 8 mesi, per aver allungato le mani in due occasioni nei confronti di un bambino di 7 anni e di un adolescente di 15 con la scusa di giocare a calcio con loro - e assolto dalle rimanenti accuse.

Contestualmente il tribunale di Pordenone trasmise gli atti alla procura relativamente alla testimonianza resa dal prete: alcuni ragazzini, sentiti dai giudici in forma protetta, avevano dichiarato di avere raccontato al sacerdote le loro disavventure con l’indiano. Don Pasquale Rea, invece, aveva ribadito ai giudici di esserne stato sempre all’oscuro.

Per la procura, inizialmente, il dubbio restava. A seguito dell’avviso di conclusione delle indagini, infatti, il sacerdote non si era fatto interrogare, pertanto aveva chiesto il suo rinvio a giudizio per l’ipotesi di reato di falsa testimonianza. Ieri, invece, il prete ha reso dichiarazioni al giudice, a seguito delle quali la stessa procura non ha ravvisato ipotesi di reato, chiedendo quindi l’archiviazione del fascicolo in sede di udienza.

Poiché capitava spesso che l’indiano si recasse ai campi di calcio vicini alla parrocchia, molto probabilmente il sacerdote non ci aveva fatto caso più di tanto o si era dimenticato vicende specifiche: non è emerso alcun elemento tale da far ritenere che don Pasquale Rea abbia mentito deliberatamente. Da qui la decisione del giudice: non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato.

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