Il salumificio Dentesano non supera la crisi, dichiarato il fallimento

Una tavola apparecchiata, tanti volti sorridenti e il piacere dei sapori genuini della terra friulana. La famiglia Dentesano amava raccontare così, con una fotografia più eloquente di tante parole, la filosofia del proprio lavoro. Una storia lunga, la sua, sorretta da passione e sapienza imprenditoriale e cresciuta fino a espandere brand e rete commerciale fuori dei confini regionali. Di quel patrimonio, da ieri, non resta che il ricordo. Il tribunale di Udine ha dichiarato l’azienda fallita, mettendo la parola fine all’estremo tentativo di rilancio che il “Salumificio Dentesano srl” di Percoto di Pavia di Udine aveva dimostrato a partire dall’agosto 2019, quando lo stesso collegio giudicante lo aveva ammesso alla procedura del concordato preventivo in continuità.
Una strada impervia, ma nella quale i fratelli Paolo e Federico Dentesano avevano voluto credere, certi di avere trovato una chance di sinergia con un partner industriale bergamasco, a sua volta attivo nella produzione e vendita di salumi, pronto a ragionare in termini di sistema. L’alleanza, alla fine, è sfumata e a loro non è rimasto che alzare bandiera bianca, abbandonare anche le ultime speranze e rassegnarsi a presentare istanza di autofallimento. Ad analoga conclusione era pervenuta la Procura, con la richiesta presentata dal pm Luca Olivotto.
La sentenza è stata emessa dal tribunale presieduto dal giudice Francesco Venier (a latere, il giudice relatore Andrea Zuliani e la collega Annalisa Barzazi), che ha nominato curatore la commercialista udinese e già commissario giudiziale Francesca Linda, e che ha fissato per luglio l’adunanza dei creditori. A presiederla sarà il giudice delegato Zuliani.
«La trattativa con il possibile partner non è pervenuta ai risultati sperati, non garantendo in particolare una continuità all’altezza delle aspettative: il mantenimento dei valori aziendali, a cominciare dalla forza lavorativa», spiega l’avvocato udinese Maurizio Conti, che insieme al collega Maurizio Borra, di Vicenza, ha seguito l’azienda. Una ventina i dipendenti, di cui due in età pensionabile, distribuiti tra gli stabilimenti di Percoto e di Campolongo al Torre. Per tutti, la settimana scorsa era stata chiesta la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività. «A salvaguardia degli interessi di tutti, stake holders ed economia territoriale più in generale – continua il legale –, la famiglia ha ritenuto più corretto chiedere il fallimento in proprio».
La «tensione finanziaria» rilevata dall’azienda nella rendicontazione presentata l’estate scorsa in tribunale ammontava a 2,5 milioni di euro di debiti. Un’impasse che i suoi amministratori avevano comunque ritenuto di poter superare attraverso «azioni industriali e commerciali mirate». La documentazione evidenziava comunque anche voci attive del patrimonio pari a circa 8,5 milioni di euro. «Le attività produttiva e commerciale registrano sensibili miglioramenti rispetto agli ultimi esercizi», avevano fatto sapere in una nota. E nel periodo di gestione in concordato, sotto la sorveglianza del tribunale di Udine, l’attività aveva dato segnali positivi, per quanto comunque ancora non sufficienti a scongiurare il fallimento.
Ed è ancora al loro legale che i fratelli Dentesano affidano il ringraziamento ai propri dipendenti, alcuni passati attraverso la prima generazione, quella che con Sergio, nel 1954, diede vita all’azienda, e una nuova promessa. «Faranno tutto il possibile – conclude l’avvocato Conti – per trovare altre soluzioni, magari con nuovi partner in fase di concordato fallimentare, per rientrare, anche se con quote minoritarie e, soprattutto, per mantenere vivo il marchio».
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