Il “saper fare” al femminile al festival delle quote rosa

Oggi a Pordenone e domani a Trieste la manifestazione della sociologa Rigoni. Anna Cosetti: usciamo dal silenzio. Carmen Rosset: serve un cambio culturale

PORDENONE. Centouno. Alla “carica”, mutuando il titolo del simpatico film Disney: centouno donne friulane, mosaico dell’imprenditorialità (e dell’intraprendenza) nostrana, del “saper fare” al femminile.

Oggi e domani, rispettivamente a Pordenone e a Trieste, l’ondata rosa de . La carica delle 101 appunto – edizione numero due: l’evento, infatti, aveva debuttato lo scorso anno – tratteggerà decine e decine di quadri di vissuto, di prospettive e di auspici. Il panorama delle protagoniste della manifestazione, che si articolerà in una doppia tavola rotonda è quanto mai sfaccettato. Include – e proprio in questo sta la forza del progetto, frutto di un’intuizione della scrittrice e sociologa Patrizia Rigoni – le storie e le esperienze piú diverse.

Due esempi, allora, con le storie di Anna Cosetti e di Carmen Rosset Gallini: nell’ordine, cuoca “a domicilio” e fondatrice-direttrice (da ex negoziante) dell’Hospice Via di Natale di Aviano, struttura specializzata nell’accoglienza e la cura dei malati terminali. Avventure agli antipodi, insomma, ma entrambe frutto di un preciso percorso – e in quanto tali cariche di significato – e accomunate da un duplice leitmotiv: la consapevolezza, da un lato, che di strada da fare le donne ne hanno ancora tanta e, dall’altro, la determinazione a essere positive e propositive, a non mollare la presa. A impegnarsi per far sí che la “categoria” si ritagli nel mondo lo spazio che merita.

La Cosetti, figlia d’arte – suo padre Gianni è stato un rinomato chef –, ha sempre vissuto gomito a gomito con il mondo del gusto. Di recente, però, ha reinventato la propria mission: da titolare di una gastronomia tipica si è trasformata in cuoca “a servizio”, su richiesta; a tale attività abbina quella dei corsi di cucina. «Sono cresciuta tra i vapori e i profumi dei piatti di mio padre... per cui posso dire che non sono stata io a scegliere il mio mestiere, ma che è avvenuto esattamente il contrario, non ho avuto scampo. Mi sono affermata come cuoca, però, solo dopo la morte di papà, e penso di aver capito il perché: prima il confronto era sempre stato troppo faticoso».

Oggi, cosí, è maestra dei fornelli «con passione». «Iniziai dieci anni fa con un socio che mi abbandonò poco dopo. Da allora – racconta– il mio impegno professionale è stato accompagnato esclusivamente dalla presenza di altre donne». E ne è ovviamente soddisfatta, la Cosetti, per il principio di cui sopra: non mollare, battagliare per l’affermazione delle “quote rosa”. «Purtroppo – constata l’imprenditrice – viviamo in una realtà che ragiona ancora al maschile. Ecco perché, a mio avviso, occasioni come La carica delle 101 rivestono un’estrema importanza: danno voce a quella parte di società che offre il suo contributo (determinante) in silenzio».

In tutt’altro campo, come accennato, opera invece Carmen Rosset Gallini, che insieme al marito – scomparso qualche tempo fa – nel ’95 diede vita all’Hospice “Via di Natale”. Una scelta coraggiosa, soprattutto perché nulla aveva a che spartire con l’attività (nel ramo del commercio) cui la coppia si era dedicata in precedenza. «In tre settimane – ricorda la signora – il mio consorte ed io chiudemmo il nostro esercizio e fondammo la casa d’accoglienza per pazienti oncologici in fase terminale». Non è stato un percorso semplice, ma la gratificazione riempie l’anima e ripaga di tutti i sacrifici compiuti. «Il mio obiettivo, – commenta Carmen Rosset –, io l’ho raggiunto. Non per tutte, però, è cosí. Essere donna comporta a tutt’oggi una gran fatica. Affermarsi non è semplice: non siamo ancora, non del tutto almeno, al centro di quel cambiamento culturale cui puntiamo».

Quanto al valore dell’iniziativa lanciata dalla Rigoni, sottoscrive in pieno il parere della “collega”: «Contribuisce a rendere piú visibile l’universo femminile. E ci offre l’opportunità, preziosa, di conoscerci e scambiarci esperienze». Chiosa la promotrice della “Carica”: «Il confronto diretto – dice Patrizia Rigoni – consente di aprire prospettive, di ridurre il pregiudizio e di tracciare una sorta di mappa delle finalità che si condividono, di principi collettivi»

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