Il sarto friulano che confeziona i costumi di scena per i teatri italiani: «Creo abiti da quando avevo 5 anni»

Filippo Guggia ha il laboratorio in via Leopardi e lavora anche all’estero. Insegna a Milano

Quando il padre andava al lavoro alla Fenice, lo “parcheggiava” in sartoria. «Stai buono con le signore», gli diceva. E lui, da lì, non si muoveva. Ancora bambino, osservava rapito le creazioni di quelle laboriose mani di donna. Perché in qualche modo aveva già intuito che quello sarebbe diventato anche il suo mondo. L’udinese Filippo Guggia si trova a suo agio tra metri, stoffe e merletti e ora lavora nei teatri italiani – ma non solo – come sarto tagliatore, con specializzazione in abiti storici per la lirica. In pratica traduce il bozzetto artistico del costumista nel cartamodello, che poi si trasformerà nel costume di scena vero e proprio.

Figlio di una friulana e di un veneto, fin da piccolo si è diviso equamente tra Udine e la Serenissima. Nel capoluogo friulano si è diplomato allo scientifico Marinelli e a Venezia ha abbracciato Architettura forse per crearsi quel “piano B” che in realtà non gli è mai servito. Nato 48 anni fa a Vienna, dove il padre, cantante lirico, si esibiva allo Staatsopera al seguito di Von Karajan prima di ritornare nella natia Venezia, fin da piccino ha avuto dimestichezza con palcoscenici, scenografie, allestimenti. Ma il suo futuro lui lo vedeva con ago, filo e forbici in mano. «Quando avevo cinque anni – racconta Guggia – adoravo giocare con gli Action Man, ma erano tutti vestiti con indumenti militari e mi ero stufato di quegli abiti. Mia madre, stanca delle mie continue richieste di modifiche, prima mi ha insegnato le basi e poi mi ha invitato ad arrangiarmi. E così, a cinque anni, ho realizzato i miei primi modellini». Una questione di istinto, appoggiata a del solido talento. «A 7-8 anni tiravo giù i cartamodelli su Topolino per farmi i vestiti di carnevale e al Marinelli creavo i costumi per il Palio».

Il tutto, poi, si è inserito alla perfezione dietro le quinte e il seme della sartoria teatrale era stato piantato. «I miei primi ricordi – riavvolge il nastro – hanno a che fare con il teatro, con il mestiere di papà. Da grande tramite mio padre ho fatto un po’ di tutto: macchinista, elettricista per capire il funzionamento tecnico; ho studiato danza, recitazione e canto per capire i movimenti e, di conseguenza, la vestibilità migliore». Nulla, infatti, è lasciato al caso. Dietro a ogni costume storico c’è un’accurata analisi «dei manuali di taglio dalla fine del Settecento in poi».

Nel 1996 Filippo Guggia, all’epoca 24enne, ha aperto il suo laboratorio a Udine “FG Teatro”, in via Leopardi, e ha mantenuto la gestione dei lavori per le compagnie teatrali ospiti dedicandosi anche alle produzioni in affiancamento alle loro sarte. La sua arte si è incrociata con le messinscene di Css e Teatro club e con le rappresentazioni al Giovanni da Udine. «Dal 2004 mi sono spostato anche su Roma e Milano – continua Guggia – formandomi rispettivamente alla Sartoria Farani e all’ex Brancato (ora Compagnia italiana della moda e del costume) dove mi sono specializzato nel taglio maschile, continuando comunque a lavorare per i teatri udinesi e altre realtà». Per anni ha diretto la sartoria del Verdi di Trieste, il teatro dell’opera, ed è stato capo sarto all’Arena di Verona. Ma ha lavorato con la costumista premio Oscar Franca Squarciapino, seguendone gli allestimenti all’estero (tra cui quello dello Schiaccianoci), con Mirena Canonero e, ancora, con Maurizio Millenotti (una inaugurazione della Scala con l’Aida). Attualmente sta lavorando per una produzione lirica a Modena e insegna a Milano all’Accademia della Scala e al corso di Polidesign al Politecnico.

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